(AGENPARL)  – Roma, 01 ott – Sulla riforma del mercato del lavoro “non possiamo che verificare la marcia indietro fatta dal presidente Renzi. Perché con l’ordine del giorno approvato dalla direzione, cioè con l’aggiunta ai licenziamenti discriminatori di quelli disciplinari, siamo tornati alla legge Fornero, quindi non è cambiato nulla. Contrordine compagni, contrordine rispetto alle affermazioni fatte da Renzi negli Stati Uniti, fatte da Renzi da Fazio e cioè del superamento dello Statuto dei lavoratori, del superamento dell’articolo 18”. Così Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, ai microfoni di SkyTg24.
“Adesso il problema è del Nuovo Centrodestra, di Sacconi, che aveva puntato tutto su questa riforma, d’altra parte Sacconi è anche il presidente della Commissione Lavoro del Senato. Se il testo varato da Sacconi verrà cambiato da un emendamento del governo che introduce come fattore di reintegra anche il licenziamento disciplinare cambia completamente il quadro e a quel punto Sacconi che è anche relatore del disegno di legge delega non potrà fare altro che dimettersi, perché è contro quanto aveva approvato nella sua Commissione, e questo porrà un problema di maggioranza perché il Nuovo Centrodestra è componente essenziale della maggioranza”.
“Noi avevamo detto ok a Renzi rispetto alle sue affermazioni di superamento dell’articolo 18, tanto per essere chiari, e previsione solo di indennizzo in caso di licenziamento senza giusta causa e giustificato motivo. Se Renzi, per tenere insieme il suo partito, fa marcia indietro noi non potremo fare altro che votare contro e denunciare questo imbroglio”.
“Il problema non è solo italiano, perché la riforma del lavoro l’aveva chiesta la Banca centrale europea, l’aveva chiesta l’Europa”, conclude Brunetta.


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