Fonte Corriere della sera

ROMA – Quasi 2 miliardi di perdite secche per i redditi di 12,6 milioni di contribuenti, concentrati poi nelle Regioni più povere, Campania, Calabria, Sicilia, Puglia, Molise, oltre che in Abruzzo, Lazio e Piemonte. Questo per effetto dell’anticipo dal 2014 al 2013 dell’aumento dallo 0,5% all’1,1% dell’addizionale regionale Irpef per le 8 regioni in disavanzo sui conti della Sanità, introdotto al Senato come emendamento alla spending review, che sarà approvata definitivamente alla Camera a inizio settimana. Ogni famiglia potrebbe spendere per le addizionali 560 euro nel 2013, secondo uno studio della Confesercenti.

Che il proposito di non mettere le mani nelle tasche degli italiani con il decreto sulla revisione della spesa pubblica, che serve tra l’altro proprio ad evitare l’aumento dell’Iva, fosse contraddetto era stato chiaro quando con il passaggio a Palazzo Madama si era deciso di mitigare così i tagli ai trasferimenti a livello locale per le Regioni più in difficoltà. Ora, secondo la Confesercenti che ha fatto i calcoli in base ai redditi delle otto Regioni interessate, questo aumento di 0,6 punti delle imposte sulle persone fisiche determinerà un prelievo di 1,9 miliardi. Tra l’altro, quella che è solo una «possibilità», nota l’associazione, è «lungi dall’essere eventuale, poiché le Regioni interessate non potranno non utilizzare l’opportunità loro offerta», per far fronte ai tagli imposti.

Con pesanti «distorsioni territoriali», dice la Confesercenti, tanto più che il prelievo a livello locale è, per necessità di funzionamento delle amministrazioni, più alto laddove la media dei redditi è più bassa. Succede così che l’addizionale sui contribuenti in Calabria, Sicilia e Molise sarà del 2,63%, oltre il doppio (il 114% in più) rispetto al balzello in Trentino, Friuli, Veneto e Toscana dove si riesce a rimanere all’1,23%. Si arriva a questo livello – ricorda l’associazione degli esercenti – per effetto dei tre interventi, a partire dallo scorso anno, che hanno elevato il peso del fisco a livello locale: oltre a quello che sarà introdotto con l’approvazione della spending review, la manovra «Salva-Italia» che ha maggiorato di 0,33 punti l’addizionale regionale Irpef, per complessivi 2,1 miliardi, più la manovra di agosto scorso, che ha consentito ai Comuni di portare al massimo l’addizionale comunale, per un prelievo atteso di 1,7 miliardi. In questo modo nel giro di un anno il gettito a livello locale è cresciuto di quasi 6 miliardi l’anno. A conti fatti questo significa che «ogni famiglia italiana subisce un maggiore prelievo pari in media a 210 euro, oltre ai 350 già pagati per le addizionali nel 2010»: in tutto quindi per le addizionali pagherà 560 euro.

Inoltre sommando le addizionali regionali e quelle comunali – secondo un esercizio contabile proposto dalla Confesercenti – a parità di reddito, per esempio 30 mila euro lordi l’anno, Catanzaro avrà un prelievo locale più che doppio rispetto a Firenze o a Bolzano. Infatti il capoluogo calabro applica l’aliquota comunale allo 0,8% più quella regionale al 2,63, per un totale di 1.029 euro. Mentre quello toscano applica l’aliquota più bassa dello 0,2% più quella regionale all’1,23% per un totale di 429 euro: quindi la differenza costa 600 euro ai contribuenti calabresi. Con gli stessi calcoli a Roma si arriva a 969 (0,9 più 2,33%) a Napoli a 939 (0,5 più 2,63%), stessa cifra che a Palermo (0,8 più 2,33%).

A fronte di questi numeri la Confesercenti critica verso la spending review: «Insomma, chi pensava che gli aumenti di tasse fossero finiti e che presto si sarebbero aperte prospettive di riduzione del prelievo ha dovuto ricredersi»

Melania Di Giacomo


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