L’escalation sembra inevitabile. Dopo l’attacco di ieri a Beirut, in cui è stato ucciso il capo di Stato maggiore di Hezbollah, Fuad Shukr, arriva la notizia anche della morte di Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas, freddato a Teheran da un missile teleguidato intorno alle 2 e mezza della notte.
L’uomo vive da anni in Qatar, ma si trovava nella città iraniana per partecipare alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente Masoud Pezeshkian.
Sul fronte della crisi la situazione si fa sempre più calda, con gli Houthi che promettono di rispondere all’attacco al porto di Hodeidah, Hezbollah che cerca vendetta per l’uccisione del loro capo di Stato maggiore e Hamas e l’Iran sul piede di guerra per l’assassinio del capo politico dell’organizzazione terroristica che ha compiuto la strage del 7 ottobre da cui ha preso il via il caos.
La risposta non ha tardato ad arrivare, tanto che canali identificati da Hamas riportano di un attacco generale nelle città di Gerusalemme Est e della Cisgiordania in seguito all’assassinio di Haniyeh in Iran.
Hamas aveva accusato subito Israele dell’omicidio, attraverso un comunicato inviato su Telegram. Dalla sua, Israele non ha confermato, precisando però che non intende commentare notizie diffuse da media stranieri.

Al momento dell’attacco, nell’edificio colpito dal missile, secondo i giornali arabi, ci sarebbe stato anche il Segretario generale dell’organizzazione terroristica della Jihad islamica, Ziad Nakhala, non rimasto però coinvolto nell’esplosione. I due si trovavano all’interno di una foresteria delle guardie rivoluzionarie islamiche.
Ciò che preoccupa è che Haniyeh era considerato fondamentale per i negoziati tra Hamas e Israele. Ora si teme che la miccia della guerra non possa più essere spenta.
Dal mondo arrivano numerosi appelli che invitano a fermare l’escalation. Ma gli Usa precisano: “In caso di attacco staremo con Tel Aviv”, mentre il mondo arabo condanna l’uccisione del leader di Hamas. Condanne arrivano anche da Turchia, Cina e Russia.
Il viceministro degli Esteri di Mosca, Mikhail Bogdanov, si affretta a dire: “Si tratta di un assassinio politico assolutamente inaccettabile, che porterà a un’ulteriore escalation delle tensioni”. Il mondo resta col fiato sospeso per una guerra che con le ore si fa sempre più probabile.


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