(AGENPARL) – Roma, 02 ott – “Ho diritto, abbiamo diritto, a sapere la verità. Più si avvicina la data del 21 ottobre e l’udienza finale del processo che mi vede imputato per il presunto vilipendio di Napolitano, più emergono dettagli incredibili affiancati da silenzi intollerabili. Ne parlerò certamente anche domattina, all’iniziativa promossa al Tempio di Adriano (a piazza di Pietra) dal Tribunale Dreyfus di Arturo Diaconale; ma sta diventando inaccettabile quello che emerge in queste ore. Io vado a processo perché nel 2007 Mastella – che era ministro della giustizia del governo Prodi, anche questo ci è capitato di sopportare – autorizzo’ l’indagine contro di me nel pieno della polemica sui senatori a vita che sostenevano le poltrone sua e dei ministri del governo di cui faceva parte. Una polemica politica trasformata in inchiesta penale da un ministro che decise che l’opposizione andava perseguita. Lo decise in appena 48 avvalendosi della norma del codice penale che prevede il via libera del Guardasigilli in presenza di un’accusa relativa a presunte offese al prestigio e all’onore del Capo dello Stato. Avevao pronunciato la parola indegno, esattamente come aveva fatto Napolitano nei riguardi di quanti criticavano proprio i senatori a vita, tra i quali la Montalcini (verso la quale, come risulta dagli atti del processo in corso, non ci fu neppure una parola fuori posto da parte mia, altro che “stampelle” come si mente da anni). Ebbene, 48 ore fa Mastella ha ammesso che non agì da solo, ma anzi fu “obbligato” a concedere l’autorizzazione a procedere. Un ministro che non decide liberamente e’ un ministro che agisce contro il giuramento che ha fatto nei confronti della Repubblica: non serve ne’ la Costituzione ne’ le leggi. Quando Mastella dice che fu obbligato, tutti pensano al Quirinale.  E siccome il chiarimento tra me e Napolitano, avvenuto nel 2009, io lo considero sincero, adesso e’ l’ex ministro della giustizia che deve spifferare chi lo obbligo’. Il suo atteggiamento fa pensare proprio a Napolitano, ed è la vera offesa “al prestigio e all’onore del capo dello Stato”. Se Mastella tace, e’ Napolitano che deve parlare per smentirlo. Io voglio essere certo – ne ho diritto – che nessuno al Colle ha mentito quando ci stringemmo la mano per chiudere un incidente. Nessuno deve mai approfittare del proprio ruolo istituzionale. Perché tutti devono ammettere che caso mai e’ indegno rischiare cinque anni di carcere per aver pronunciato la parola indegno. E che semmai ad essere stato indegno e’ stato proprio il fatto che un ministro abbia autorizzato un processo indegno. Ora, quel ministro fa scaricabarile. Mente o dice la verità?
E’ un altro motivo per sottrarre al potere politico – quello responsabile protempore del dicastero della giustizia – responsabilità procedurali su indagini così delicate. Lo capiscano in Parlamento: soprattutto perché un ministro non può essere “obbligato”. Lo scrive il leader de La Destra, Francesco Storace, sul sito del partito e sull’editoriale di Il Giornale d’Italia.


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