(AGENPARL) – Venezia, 02 ott- “Sul sito della Regione Veneto campeggia uno slogan, “Salva la vita dall’alto”, e un titolone a caratteri cubitali “Il 47% degli infortuni in edilizia avviene per cadute dall’alto, la maggior parte di questi in fase di manutenzione, la Regione Veneto ha detto MAI PIU’”. E’ questo il titolo della campagna informativa della LR 61/85 e del DGR 2774/09.

Cos’ è cambiato ora per il Consiglio regionale del Veneto da rendere così urgente il varo di una nuova legge (LR 28/14 del 17 settembre scorso) che modifica la normativa precedente per abrogare l’obbligo dei dispositivi di protezione durante i lavori di manutenzione?

Gli incidenti sul lavoro in edilizia sono tanti e spesso sono mortali. Sono diminuiti in cifra assoluta solo perché sono diminuiti i cantieri e gli addetti, ma la percentuale rispetto al numero di occupati  non è calata e le cause sono sempre le stesse. Quelle prevalenti sono proprio le cadute dall’alto.

Non ha senso contrapporre “snellimento della burocrazia”  alla  sicurezza  di chi lavora. C’è bisogno di più prevenzione e di maggiore controllo per contrastare i comportamenti pericolosi. Non si deve ridurre l’attenzione verso la sicurezza sul lavoro. Dare segnali che riducendo la sicurezza aumentando il rischio si salva l’economia è una colossale fesseria che può uccidere chi lavora.

Il settore edile è dotato di un sistema  bilaterale che fa consulenza, prevenzione, controllo, formazione; fornisce strumenti di protezione e collabora con gli SPISAL e l’ INAIL. Grazie a questo nelle imprese edili regolari si lavora in sicurezza.

Probabilmente in Consiglio Regionale si ignora questa realtà. Allora un suggerimento:  prima di avventurarsi nella scrittura di norme sulla sicurezza è bene consultare chi di queste cose si intende e ci lavora con competenza.

Dopo si capirà che la Legge 28 appena approvata è sbagliata e va riscritta o cancellata”.

Lo dichiara in una nota Leonardo Zucchini, Segretario Generale Fillea Cgil Veneto.


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