esplisione batteria s antonio  1861Martedì 5 febbraio 2013, alle ore 12.00, nel luogo dove esisteva la Batteria S. Antonio, oggi largo Caserta, verrà deposta una corona di fiori in memoria dei Caduti del 5 febbraio 1861, a seguito dell’esplosione della Batteria S. Antonio

La cerimonia, come ogni anno dal 2001, è promossa dall’Associazione Nazionale Ex Allievi della Nunziatella ed è finalizzata a ricordare l’eroismo dimostrato dai combattenti, tra cui figuravano molti ufficiali provenienti dal Real Collegio della Nunziatella.

Alla cerimonia prenderanno parte il Dott. Giuseppe Catenacci e il Dott. Giovanni Salemi.  che ricorderanno l’accaduto.
Sarà presente anche una delegazione di Cavalieri del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.

La manifestazione sarà l’occasione per presentare il XXII Convegno Nazionale Tradizionalista della Fedelissima Città di Gaeta in programma dal 15 al 17 febbraio, dal titolo “Napoli Capitale. E Gaeta seconda Capitale del Regno”

GAETA, 5 febbraio 1861
L’inizio della fine del Regno delle Due Sicilie
Il 5 febbraio 1861 si registra “La giornata più fatale dell’Assedio” di Gaeta.
Il momento più triste di tutto il conflitto viene narrato dagli assedianti piemontesi come segue: “Giorno 5 febbraio. Verso le 4 pomeridiane una densa ed altissima colonna di fumo susseguita da fortissima detonazione palesa lo scoppio di una polveriera nella piazza, che rovesciò al mare, con ampia breccia, la cortina a denti di sega fra la Cittadella e la Batteria S. Antonio”.

Il distaccato racconto piemontese di questo tragico episodio, non rende giustizia all’immane tragedia consumatasi nelle mura di Gaeta quel 5 febbraio 1861. Per avere un’idea “fotografica” dell’accaduto, possiamo prendere in prestito l’olio su tela di Pasquale De Luca.
Giuseppe Quandel nella sua relazione scrive: “sono i magazzini da munizioni della Batteria Cittadella e Denti di Sega S. Antonio che saltano in aria, producendo la distruzione di parte della seconda batteria, di vari complessi casamattati facenti parte del contiguo Quartiere di S. Biagio, del corpo di Guardia difensivo della Porta di Terra, dei fabbricati intermedi tra la Cittadella ed il suddetto Quartiere, e la caduta delle abitazioni particolari, fin sopra la strada di Constanversa”.

Le immani devastazioni provocarono la morte di tutti i soldati di Guardia nella batteria e negli ambienti circostanti. Oltre un centinaio di civili perirono nell’esplosione, senza considerare i feriti, o i sepolti vivi sotto le macerie. Il Genio Militare registrò 57 soldati feriti e 100 militari morti tra cui il Generale Francesco Traversa e il Tenente Colonnello Paolo de Sangro.
Dopo l’esplosione le mura mostravano uno squarcio di circa 40 metri di larghezza, alto 5 o 6 metri. Immediatamente si procedette nel tentativo di salvare coloro che rimasero vivi sotto le macerie.
Pietro Quandel nel suo “Giornale” afferma: “tutte le case parallele all’apertura verso il mare son demolite, e delle altre fin presso alla chiesa di S. Biagio gran parte minaccia di cadere”.
La breccia creatasi era un agevole punto di accesso per la piazzaforte da parte degli assedianti, ecco che la stessa notte tra il 5 e il 6 febbraio l’artiglieria borbonica procedette a costruire una piccola batteria per due cannoni.
piantina gaetra medievale
Per tutto il giorno seguente si continuarono ad udire lamenti provenienti da sotto le macerie: su richiesta degli assediati, i piemontesi accordarono una tregua di 48 ore per estrarre i feriti, a patto che non si procedesse nel tentativo di chiudere la breccia.
Il tragico episodio del 5 febbraio 1861 segna, attraverso le sue innumerevoli vittime, il principio della fine dell’Assedio di Gaeta e la pagina più triste di una guerra tra Italiani.
Lino Sorabella


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