Le favole sono sempre state le nostre fedeli compagne: i libri che la mamma ci leggeva prima di andare a dormire, le storielle tradizionali della nonna, il lupo cattivo che era dietro l’angolo ad ogni minimo capriccio o il principe azzurro desiderato da ogni adolescente. Eppure le favole e le fiabe sono un contenitore di valori e di messaggi senza rivali; veicolarli attraverso il teatro e la rappresentazione è la nuova frontiera della didattica.
Un’antica leggenda ambientata tra i nostri monti Aurunci ancora tramandata di generazione in generazione che si trasforma in racconto, in spettacolo. Grazie a diverse tecniche di animazione, tra ombre, sagome e teatro d’attore, la storia guida il pubblico in un divertente e delicato viaggio nell’immaginario infantile, dove le paure dei bambini prendono corpo e vita. La strega, figura cattiva per antonomasia, invocata dai genitori per spaventare i monelli, dal viso arcigno e lo sguardo terribile non è riconoscibile in Giovanna, strega solo per discendenza. La protagonista si misurerà con il mondo della magia confrontandosi spesso con le aspettative degli adulti, distanti ed opposte ai veri desideri dei più piccoli.
La favola di Zeza e Pulcinella
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