(AGENPARL) – Roma, 03 ott –  L‘esclusione dall’obbligo di tutti i sanitari pubblici, di fatto, rimuove questa garanzia verso gli utenti.
Infatti l’assicurazione sarebbe dovuta intervenire nei casi (in genere gravi), in cui le strutture o i tribunali chiamavano
in causa direttamente  il sanitario, rivalendosi  per responsabilità personali.
Buona parte delle prestazioni sanitarie e di conseguenza dei ricorsi, avviene nell’ambito del SSN e tutto resterà come prima.
Saranno infatti tenuti a stipulare una polizza assicurativa solamente i liberi professionisti.
Inoltre la previsione di un fondo obbligatorio per assicurare chi non trova copertura sul mercato, da parte di compagnie non interessate a polizze troppo rischiose,
genera  un altro “Ente”, finanziato dalle stesse assicurazioni. Il contributo per il fondo comune potrebbe incidere considerevolemente sul costo delle polizze per professioni a basso rischio.
Non si possono mettere nello stesso calderone i medici, con polizze dal costo di decine di migliaia di euro/anno,
con altre figure, come i veterinari, che trovavano copertura fino a ieri con poche decine di euroall’anno, perchè soggetto a risarcimenti eventuali nettamente inferiori.
Il metodo non è corretto nemmeno sotto il profilo dei requisiti minimi delle polizze: infatti chi esercita professioni ad alto rischio, dovrebbe disporre di  massimali di copertura di almeno 2 milioni di euro, per una reale tutela degli utenti. Invece si parla di una cifra dimezzata.
La generalizzazione dei massimali non tiene conto neanche del reddito professionale, che per il veterinario è mediamente 4 volte minore che per il medico.

Piuttosto che creare un pasticcio, con garanzie reali solo di facciata e nuovi costi per le partite iva, che ricadrebbero comunque sugli utenti, sarebbe forse meglio  ponderare ancora le scelte.

SIVeLP
Sindacato Italiano Veterinari Liberi Professionisti


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