(AGENPARL) – Trento, 03 ott – ‘C’e’ una Italia che non cammina, e’ ferma, e lo dimostra una indagine recentissima dell’  “Heritage Foundation” che e’ passata, guarda caso, sotto silenzio: siamo tra gli ultimi al mondo e il nostro Paese e’ bocciato.  I nodi riguardano corruzione, credito, vincoli a mercato lavoro i lacci e lacciuoli burocratici, le alte tasse e la spesa pubblica esorbitante, più facile aprire in Ruanda”. Cosi’ il senatore trentino della Lega Nord, Sergio Divina riguardo l’indagine statunitense che, stando al rapporto, ”sono soprattutto questi i parametri che affossano il nostro indice di libertà economica peraltro, a livelli incredibili”.
Prendiamo il parametro che misura l’incidenza di tasse e spese governative: ”l’Italia – argomenta Divina, che e’ stato anche Presidente della Commissione di indagine sui prezzi e le tariffe – raccoglie un imbarazzante 25,6 posizionandosi addirittura alla posizione 166 al mondo. Un risultato a cui, come se non bastasse, fa eco il secco (e tutt’altro che roseo) commento degli osservatori, secondo cui “l’aliquota dell’imposta sul reddito individuale è superiore del 48% e il tasso di imposta sulle società è superiore del 29,5%”. Tasse troppo alte, dunque, che comportano un onere fiscale complessivo pari al 43% del Prodotto interno lordo. A tutto questo si aggiunge una spesa pubblica esagerata “pari a circa il 50% dell’economia nazionale”. E poi c’e’ la struttura burocratica italiana ”che spesso soffoca soprattutto le pmi. Non a caso non riusciamo nemmeno a strappare la sufficienza (55,5). Un risultato che, d’altronde, conferma quanto emerso da un rapporto della Cgia di Mestre secondo cui sono ben 97 le attività di controllo che gravano sulle piccole imprese italiane”. Insomma, conclude Divina ”troppe direttive, troppe leggi, troppi regolamenti che spesso creano solo confusione e che rendono la libertà
economica nient’altro che un miraggio”.


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