I tre programmi elettorali a confronto, anche sospendendo il giudizio sui tre candidati-sindaco delle tre liste per le elezioni di maggio sull’isola, ci dicono alcune cose.

 

Il programma del giornalista Piero Vigorelli è il più sintetico e succinto, di fatto è un “programma spot”, integrato dalla sfilza di assessori e deleghe che già anticipa e propone, e dall’apodittica dichiarazione pubblica che come possibile sindaco sarebbe (in virtù si presume delle sue relazioni) una porta aperta sulla politica romana ed europea, quando si dice la modestia…! Se è vero quanto si vocifera sul prossimo nome del partito populista di Berlusconi (“Tutti per l’Italia”) che aspira a centrifugare anche liste civiche, questa sarebbe un’anticipazione, e chi è in quella lista non può fingere di non sapere.

 

Il programma di Antonio Balzano, ex sindaco degli anni ’90 dalla ondivaga e ambigua colorazione politica, si presenta subito come una “lista della spesa”, altrimenti detta “lista della serva”. Va subito al sodo con punti programmatici del tipo prendere o lasciare: un altro “uomo del fare”?

 

Il programma di Franco Ferraiolo, ex sindaco democristiano di fine anni ’80, è un “programma pensato”, scritto bene e strutturato. Ambizioso, un poco dirigista, troppo lungo, come d’altronde tanti programma elettorali. Si auto rappresenta come il sindaco debole di una lista forte.

 

È bene dire che sono programmi tra loro alternativi, neppure si somigliano troppo. Un programma elettorale amministrativo dovrebbe essere una manifestazione di intenti ed esprimere una visione per l’interesse generale pubblico, contemplare punti programmatici su issues principali e secondarie, quindi anticipare la via che si sceglie per attuare quei punti di svolta e di cambiamento nella direzione del buongoverno locale. In questo caso anche un’idea per il futuro dell’isola e un progetto sensato per la comunità residente, con un rispetto che è spesso mancato verso la numerosa diaspora migratoria dei ponzesi non votanti ma sempre attenti alle sorti e all’immagine di Ponza.

 

Ora con tutta evidenza il programma “lista della spesa” di Balzano, in nome della vecchia esperienza amministrativa, più volte ricordata, e di un pragmatismo del fare e aggiustare, ultimare e risolvere, non si occupa affatto di palesare visioni e intenti, né sulle soluzioni dice come ad esempio riportare il bilancio dissestato in attivo, oppure ottenere la possibilità di attuare edilizia popolare, sanatorie, alberghi a cinque stelle, parcheggi, auditorium, fondi privati per la riqualificazione dell’ex-miniera SAMIP. Il programma di Ferraiolo parla di “colmare l’enorme debito accumulatosi fino ad oggi nel bilancio comunale dalla sconsiderata gestione della Segepo”, mentre quello di Balzano di “evitare lo scioglimento della società del comune “SE.GE.PO”, riqualificandola e migliorandone i servizi per il mantenimento dei posti di lavoro, e trarne ulteriori benefici per la comunità dell’isola”. Come minimo nel caso di Balzano appare l’evidente conflitto di interessi su questa questione, non solo una differenza di visuale, visto le disavventure giudiziarie dell’ex-sindaco come amministratore unico di quella società partecipata.

 

La visione c’è, invece, eccome!, nel “programma spot” di Vigorelli. Si comincia con legalità e classe dirigente nuova, e si propone sviluppo, ricchezza, giustizia. Quindi sul tema caldo del bilancio comunale dissestato si dice che “le nuove tasse imposte dai governi nazionali saranno utilizzate per ridurre il deficit e per promuovere sviluppo economico e occupazione.” Oltre a un giudizio di merito positivo sugli ultimi “governi nazionali” qui si accenna, senza volerlo troppo dire esplicitamente, che le nuove entrate dell’IMU e delle possibili addizionali in possibilità dei Comuni saranno spese a fin di bene. Senza aumentare le entrate delle tassazioni Balzano invece miracolisticamente, vantando un bilancio in attivo nel suo lontano passato da sindaco, e creando un ufficio di riscossione tributi comunali, risanerebbe nei cinque anni la situazione. Il programma Ferraiolo promette equità e afferma che “ognuno che utilizzerà, a norma di legge, un bene che è di tutti dovrà dare alla comunità un corrispettivo in modo che chi non lo utilizzi ne abbia, comunque, un ritorno.” In realtà si dice che il demanio andrà fatto fruttare, le concessioni si pagheranno, basta tollerare illegalità in proposito. Mentre Vigorelli accenna al futuristico “federalismo demaniale”, per fortuna non ancora legge, secondo cui i Comuni, le Province e le Regioni avrebbero disponibilità di amministrare a proprio piacimento il demanio pubblico! Con effetti devastanti e non difficili da immaginare in quanto a cementificazioni e privatizzazioni…

 

Tra semplicismo, genericità delle soluzioni proposte, rivendicazione del “buon tempo antico”, non sembra brillare troppo il ventaglio delle soluzioni possibili sul tema delicato del risanamento del bilancio in tempo di crisi lunga e sistemica. Nessuno dei tre candidati è personalmente espressione di nuove culture politiche sulla difesa e il governo dei beni comuni, siamo di fronte a due ex-sindaci dei decenni passati e a un giornalista popolar-miracolista e sensazionalista dell’era Mediaset e prima ancora craxiana. Questo non vuol dire che la gente non percepisca come un insieme sia i programmi che i candidati-sindaco e per ultimo ma non ultime le persone impegnate nelle liste.

 

Il “programma strutturato e pensato” di Ferraiolo in effetti contiene novità, e la prima che salta agli occhi è la proposizione del tema della “partecipazione”, come metodo di interlocuzione con l’amministrazione e attivazione della cittadinanza. Si arriva a formalizzare e istituzionalizzare questa proposta con metodo francamente dirigista, dall’alto, nei Comitati di zona. Ora è noto che i Comitati nascono spontaneamente dal basso, come ad esempio è stato per i Comitati popolari a sostegno a Napoli della candidatura di De Magistris, e rimasti poi successivamente in piedi. Le circoscrizioni comunali nelle città con meno di duecentomila abitanti sono state abolite. Alcune proposte locali di Consigli di zona permangono, e forse era meglio parlare appunto di Consigli di zona, piuttosto che di Comitati. A Roma metropolitana esistono addirittura i Municipi di zona, ma siamo ovviamente su altra scala. Anche interessanti esperienze di “bilancio partecipato” sono avvenute in alcune città e paesi italiani, ma qui non se ne parla. Comunque sia proporre la partecipazione come metodo e come cura è una nota particolare di questo programma di lista. Anche il ripristino delle regole e della legalità viene affrontato qui con il metodo partecipativo proposto come cura. Il tema della legalità è stranamente omesso del tutto nel programma di Balzano: che si tratti di una rimozione freudiana?

 

Veniamo alla pesca, tema caro per la presenza storica sull’isola della flotta di paranze e per il peso elettorale del bacino che si crea sull’argomento. Tralasciamo la sciatteria sloganistica fuoriluogo con cui Vigorelli si autopropone come “sindaco pescatore”, quando nell’immaginario popolare questo termine riguarda la tragica vicenda del sindaco (un vero ex pescatore) di Acciaroli, paese del salernitano. Nessuno ha il coraggio di dire la verità, e cioè che le nuove normative della UE e dell’ONU difficilmente potranno avere continue deroghe e si tratterà allora di adeguarsi creativamente salvaguardano la flotta peschereccia, il lavoro, la tradizione, nel rispetto della legalità. Si accarezza l’idea di una concertazione (che comunque attraverso le organizzazioni di categoria può avere la sua efficacia nella transizione), e questo lo fa il programma-Ferraiolo dove il capitolo obbligato della pesca cade subito dopo quello della difesa del mare. Oppure si dice demagogicamente che quelle leggi sono inadatte a Ponza, come fa l’aspirante sindaco diportista, lasciando intendere che contratta lui con Bruxelles. Balzano arriva a proporre il marchio DOP sul pescato, dalle triglie agli scorfani, dai saraghi alle pezzogne, senza paura alcuna del ridicolo.

 

La vera visione del futuro la vedono tutti sul turismo, sul suo impatto umano e ambientale, lavorativo e di allargamento stagionale. Anzi no! Vigorelli tralascia la voce turismo, tanto il turista è lui! Balzano non ha che da proporre manifestazioni televisive, ma verrebbe surclassato da Vigorelli in questo, già uomo Mediaset. Ferraiolo propone invece un cambio sul modello di turismo, qualcuno o qualcuna deve avergli scritto un buon programma, visto che nell’intervista lo sta a leggere continuamente, attenendosi persino ai punti e virgola. Ma sarebbe bello che i candidati-sindaco rispondessero pubblicamente a domande meno precotte e a interviste meno prone.

 

Quindi demanio, vera voce dolens, ambiente, voce difficile in quanto trascurata e spesso ritenuta aggirabile con una sorta di micro-resistenza, e poi casa e territorio, e qui promettere quello che promette Balzano è demagogico quando non propriamente irresponsabile. Puntare sulla manutenzione del patrimonio abitativo e pubblico e il restauro territoriale è la via più adeguata che sceglie Ferraiolo. Molto opportunamente il programma di Vigorelli scantona del tutto le questioni più spinose, così si mantiene le mani libere per il dopo. Il giornalista dei “miracoli” conclude il suo spot con lo slogan “Dobbiamo farcela. Ce la faremo”, che ricorda troppo da vicino il “Vincere e vinceremo” di Mussolini nella dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940.

 

Sulla cultura, la socialità, la musealità, gli spazi pubblici da fruire comunitariamente, la formazione, i trasporti marittimi, la sanità, si diffondono soprattutto Ferraiolo e lo stesso Balzano. Le idee ferraiolane sembrano più sensate delle idee balzane, pardon! balzaniane, almeno su tanti punti, ma meglio fermarsi qui. Le non-idee vigorelliane suonano a vuoto nel loro stesso vuoto pneumatico.

 

Forse è proprio assente, nel senso che manca del tutto, una offerta politica e programmatica elettorale di vero cambiamento e discontinuità con il passato degli ultimi decenni, con una tacita rinuncia di una vecchia sinistra popolare, democratica, riformatrice e antifascista che pure esisteva sull’isola. La tentazione dell’astensionismo sembra viva. La luna di maggio sta crescendo.

 

 

 

Silverio Tomeo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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