(AGENPARL) – Roma,  2  ott  –  Il cardinale Walter Kasper, padre sinodale, già relatore unico al Concistoro sulla famiglia di febbraio, interviene sulla imminente Assemblea sinodale  sulla famiglia dalle pagine di “Avvenire”. Sul tema dell’accesso ai sacramenti dei divorziati risposati, chiarisce subito: “Non mi piace questa focalizzazione. Il tema del Sinodo sono le sfide pastorali della famiglia. E quella dei divorziati risposati è una di queste. Ma non certamente l’unica e va inquadrata in una cornice più ampia”. Su tale argomento lo stesso cardinale aveva espresso alcune valutazioni al Concistoro; ora puntualizza: “Il mio discorso era strutturato in cinque capitoli e solo l’ultimo era dedicato all’argomento. E lo faceva ponendo domande, non affermando tesi. Io avevo chiesto al Papa se potevo porre quelle domande e lui mi ha incoraggiato a farlo, altrimenti non le avrei pronunciate. Questo problema è molto sentito soprattutto nel mondo occidentale, ma chiaramente non era l’unico segnalato nel mio discorso”. Eppure ha monopolizzato l’attenzione mediatica e anche il dibattito ecclesiale… “È vero, e mi è dispiaciuto”. Sui processi di nullità matrimoniale e sulla questione delle unioni omosessuali Kasper afferma: “È certamente importante rendere, dove possibile, più snelle le cause matrimoniali. Ma non si può pretendere di risolvere tutto in quel modo. Non ha senso dichiarare come mai esistito, ad esempio, un matrimonio durato dieci anni e che ha visto la nascita di bambini. Le unioni omosessuali poi non sono equiparabili al matrimonio. Se sono vissute in modo stabile e responsabile sono da rispettare, ma sono un’altra realtà rispetto alla famiglia”. E su una eventuale “apertura”, dopo il Sinodo, all’accesso all’Eucaristia per le persone divorziate, il porporato puntualizza: “Il magistero vincolante è quello che riguarda la sacramentalità del matrimonio tra cristiani e la sua indissolubilità. In questo caso invece si tratterebbe di uno sviluppo della disciplina. I principi non possono essere cambiati, ma la loro applicazione in situazioni concrete e contingenti, la disciplina, può esserlo”.


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