Montezemolo e la sua Italia futura, i ciellini orfani di Berlusconi e Formigoni, i cattolici di Todi e l’Udc di Casini. Le formazioni centriste puntano a un movimento guidato dal professore per ritrovare l’unità. Ma il premier non ha ancora benedetto nessuna lista
Fonte espresso
Il link tra Ciocca e Toniato appare forzato, ma tanto basta a risvegliare l’entusiasmo di chi tifa per la nascita di una lista Monti. Perché l’eventualità, per alcuni, è un progetto che riaccende passioni. In altri casi è una disperata necessità, una scialuppa di salvataggio, una zattera per sopravvivere.
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Indipendenti per l’Italia, si autodefiniscono i firmatari dell’appello in preparazione che ha l’obiettivo di «continuare con l’esperienza del governo Monti per risanare il Paese». Firmato da giornalisti (Paolo Mazzanti, Ernesto Auci, ex direttore del “Sole” e poi amministratore delegato de “La Stampa”), economisti (Stefano Micossi, Massimo Lo Cicero), filosofi (Sebastiano Maffettone), sociologi (Guido Bolaffi). «Ci vuole un nuovo impegno di cittadini finora non coinvolti direttamente in politica, sull’esempio di Monti», si legge nel documento, «per evitare scelte avventurose e proseguire sul percorso tracciato da questo governo».
Un’iniziativa in sintonia con il manifesto “Fermiamo il declino” lanciato la settimana scorsa dal giornalista Oscar Giannino, con la richiesta di «una nuova forza politica completamente diversa dalle esistenti», sottoscritto da una combattiva pattuglia di economisti liberisti (Luigi Zingales, Alessandro De Nicola, Michele Boldrin, Alberto Mingardi) e dal board di Italia Futura al gran completo: Andrea Romano, Carlo Calenda, Nicola Rossi, Federico Vecchioni e Irene Tinagli. Orfani di leader. La settimana scorsa, infatti, il presidente dell’associazione Luca Cordero di Montezemolo ha finalmente ammesso che lui non ha nessuna voglia di candidarsi alle elezioni politiche, scatenando una mezza rivolta tra i quadri regionali del “partito dei Carini” che in periferia si stavano attrezzando per la sfida elettorale. Tutto da rifare, dopo mesi di sondaggi mirabolanti, con la lista di mister Ferrari spacciata al 20 per cento e oltre. Negli stessi giorni Montezemolo ha bussato alla porta di Monti per assicurare che, nel caso, le truppe di Italia Futura potrebbero trasformarsi nell’ossatura del partito del premier. O di una possibile lista organizzata da Giannino, con un’altra ex presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, a fare da richiamo.
Il problema – costruire un contenitore per le prossime elezioni in grado di riunire la Diaspora (montiani, post-montiani, montezemoliani, liberisti, berlusconiani delusi, democratici anti-bersaniani…) – è ben presente nell’altra area che da tempo annuncia la nascita di un nuovo soggetto politico, un verbo che da anni non riesce a farsi carne. Le associazioni cattoliche che si sono riunite a Todi quasi un anno fa, con la benedizione del presidente della Cei cardinale Angelo Bagnasco e con l’aggiunta di new entry dal mondo laico e finanziario, come l’allora banchiere Corrado Passera, oggi ministro dello Sviluppo e crocevia di ogni manovra centrista. Un nuovo incontro, annunciato per fine luglio, è stato annullato: troppe divisioni interne. Ci si riproverà a settembre. Al pacchetto di mischia composto da Cisl (Raffaele Bonanni), Acli (Andrea Olivero), Confartigianato, Confcooperative, Coldiretti e Mcl (il leader Carlo Costalli è il più smanioso di visibilità e di candidature) si sta per aggregare la superpotenza ciellina. La
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