Roma – Oggi, 9 agosto, diverse associazioni di categoria del settore balneare, tra cui la Federazione Italiana Pubblici Esercizi (FIPE) e la Federazione Sindacale della Confesercenti, hanno organizzato una protesta con uno sciopero di due ore, dalle 7:30 alle 9:30, co. La principale causa di questa mobilitazione è la mancata attuazione riguardanti il blocco delle gare per le concessioni balneari, come previsto dalla direttiva Bolkestein dell’Unione Europea. Questa direttiva, adottata nel 2006, richiede che le concessioni balneari siano messe a gara per garantire la libera concorrenza, ma l’Italia ha ripetutamente prorogato le concessioni esistenti. L’ultima proroga, stabilita dal governo Meloni nella legge di bilancio del 2022, ha esteso la scadenza fino alla fine del 2024. Tuttavia, questo non risolve il problema, poiché dal 2025 l’Italia dovrà conformarsi pienamente alla normativa dell’Unione Europea. Le associazioni di categoria denunciano la mancanza di criteri uniformi a livello nazionale per la gestione delle gare, creando disparità di trattamento tra le diverse località. Inoltre, chiedono un indennizzo economico per i concessionari uscenti, sebbene la Corte di Giustizia dell’Unione Europea si sia già espressa negativamente su questa richiesta. Lo sciopero del 9 agosto rappresenta solo la prima di una serie di azioni che potrebbero intensificarsi se il governo non fornirà risposte concrete e adeguate.

La direttiva Bolkestein, che prende il nome dall’ex commissario europeo Frits Bolkestein, è stata adottata nel 2006 per promuovere un Mercato unico europeo di beni e servizi, garantendo libertà di stabilimento e circolazione dei servizi tra gli Stati membri. La direttiva si basa su tre pilastri fondamentali: libertà di stabilimento e sportelli unici, libera circolazione dei servizi, e cooperazione tra gli Stati membri. Il secondo pilastro, riguardante la libera circolazione dei servizi, prevede che i servizi possano essere offerti temporaneamente in qualsiasi Paese membro senza restrizioni protezionistiche, purché in conformità con le normative nazionali e comunitarie. In Italia, la direttiva Bolkestein ha incontrato forti resistenze, soprattutto da parte dei balneari, che da decenni gestiscono le concessioni in modo informale, spesso tramandandole di generazione in generazione. Questo sistema ha violato la normativa europea, che richiede gare pubbliche per l’assegnazione delle concessioni sulle aree pubbliche, al fine di favorire la concorrenza e migliorare i servizi offerti ai consumatori. Dal 2006, i vari governi italiani hanno prorogato le concessioni esistenti, evitando così di affrontare la questione direttamente. Tuttavia, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha ribadito più volte, l’ultima volta nel 2023, che queste concessioni non possono essere rinnovate automaticamente e devono essere soggette a una procedura di selezione pubblica. La Commissione Europea ha anche avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia per il mancato rispetto della direttiva, e il governo italiano ha dovuto rispondere con l’impegno di conformarsi entro il 2025


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