IN MEMORIAM DI DON ANTONIO MONSURRO’, PARROCO EMERITO DI SAN CARLO BORROMEO IN GAETA, TESTIMONE DEL CONCILIO,  NEL SUO DIES NATALIS

 

L’ultima assemblea sinodale prima della pausa estiva ha visto il segretario don Carlo Lembo ricordare due presbiteri diocesani ammalati e, quindi, su invito del nostro Arcivescovo S.E. Mons. Fabio Bernardo D’Onorio, recitare all’unisono con l’assemblea un eterno riposo per un nostro presbitero di cui alcuni giorni fa si sono tenute le esequie. Si tratta di don Antonio Monsurrò, oriundo di Torre Annunziata, che giunse a Gaeta all’inizio degli Anni Cinquanta, al seguito di S. E. Mons. Lorenzo Gargiulo.

Racconta lo storico locale Francesco Del Pozzone: “Mons. Gargiulo, di venerata memoria, era stato nominato dalla Santa Sede Prelato Coadiutore dell’Arcivescovo titolare della Cattedra Episcopale di Gaeta, l’indimenticabile Mons. Dionigi Casaroli, ormai ottuagenario e provato e dalle fatiche apostoliche e dagli eventi dell’ultimo conflitto che ha segnato fortemente Gaeta stessa e territorio limitrofo.

Tra i primi impegni pastorali assunti da don Antonio vi è quello di curare le anime nel territorio pertinente al celebre Cenobio di San Domenico, zona alta di Gaeta Sant’Erasmo, allora ancora parrocchia; nel contempo, comincia pure a svolgere anche il ruolo di insegnante di religione presso le più note scuole medie superiori della zona, come il Liceo Scientifico di Gaeta e, poi, l’Istituto Tecnico Nautico Statale “Giovanni Caboto”, sempre a Gaeta, fino al pensionamento. Dotato di profonda preparazione teologica  e filosofica, acquisita presso i domenicani, uniti a vibrante facondia, don Antonio diviene, per tali caratteristiche, oratore ricercato per reggere il pergamo, onde recitare panegirici eleganti in onore dei Santi più venerati nell’arcidiocesi gaetana. Alla scomparsa, avvenuta nell’autunno del 1957, di Mons. Raffaele Chinappi, parroco celeberrimo di San Carlo Borromeo nel Rione Piaia di Gaeta, Monsurrò ne diventa il successore: tale ministero lo assolverà fino al 1992, quando, al compimento canonico degli anni, rimette il mandato pastorale nelle mani di S. E. Mons. Vincenzo Maria Farano. Il suo operato nella parrocchia di San Carlo Borromeo si può sintetizzare evidenziando primariamente la coraggiosa ed entusiastica apertura alle istanze e indirizzi del Concilio Vaticano II. Sostenuto da un folto gruppo di giovani, infatti, don Antonio ha voluto che l’agire pastorale parrocchiale scaturisse dal rinnovamento conciliare, fermamente convinto che “la primavera dello Spirito” avrebbe apportato preziosi frutti e cospicuo giovamento alla catechesi e alla testimonianza cristiana, non solo localmente ma anche globalmente. Sono anni, dunque, in cui la Parrocchia di San Carlo Borromeo viene additata come esempio per la sue capacità di aprirsi, nel rinnovamento ecclesiale, ai doni dello Spirito; ne è riprova la presenza, quasi ogni domenica!, di Mons. Gargiulo, ormai diventato Arcivescovo Titolare, e del suo Coadiutore, S. E. Mons. Daniele Ferrari, poi traslato alla Cattedra di Chiavari: di tale fervoroso periodo, come taciti eppur eloquenti testi, resta una documentazione fotografica che sarebbe bene salvaguardare. Possiamo, dunque, definire, nel suo tratto distintivo, don Antonio Monsurrò come un autentico testimone del Concilio; la sua dipartita nell’anno cinquantenario dell’assise conciliare è davvero significativo e ci sia di sprone per alimentare sempre la fiamma della “novità nello Spirito”, per rinnovarci e saper rinnovare la nostra realtà”.

La celebrazione delle esequie è stata presieduta dal Vicario Generale Mons Giuseppe Sparagna, con la partecipazione del Vicario per la Pastorale don Stefano Castaldi, dal parroco attuale di San Carlo in Gaeta don Antonio Guglietta e, quindi, don Antonio Centola, don Simone Di Vito, don Vincenzo Macera, don Giovanni Nardone, don Luigi Ruggiero, don Carlo Lembo, padre Francesco dell’Addolorata più comunemente don Franchino, don Enzo Cicconardi, don Gianni Liberace, padre Bernardino Rossi, don Gaetano Manzo, don Mariano Salpinone, don Sandro Guerriero, don Carlo Saccoccio, don Gianni Cardillo, don Antonio Cairo; con la partecipazione di due diaconi permanenti Oscar Simeone e Luigi Palmaccio.

 


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