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Agropoli/Vallo della Lucania. Ha chattato per tre mesi con un’amica delle sue tre figlie e ora rischia la galera o un processo a piede libero per adescamento di minore finalizzato alla pedopornografia.
E’ questa la storia che vede protagonista un 42 enne agropolese impiegato  dell’Enel, padre di tre bambine e con una passione per i social network. E proprio questo suo hobby stavolta potrebbe costargli davvero caro. A pesare come un macigno c’è la denuncia che la madre di una 12enne, cresciuta senza il padre, ha presentato ai carabinieri di Vallo della Lucania dopo aver scoperto il rapporto epistolare che andava avanti da tre mesi sul web. Da novembre, infatti, l’impiegato di Agropoli, per passare il tempo, aveva aggiunto tra i suoi amici di Facebook una 12enne amica di scuola di una delle sue tre figlie. La giovane adolescente, privata fin piccola della figura paterna, aveva accettato senza problemi la richiesta di amicizia di quell’uomo di 30 anni più grande, chissà forse per colmare  quella presenza della quale ha sempre sentito il bisogno.
Da qui è partito uno scambio di messaggi sulla nota piattaforma virtuale che da sporadici, nel giro di pochi mesi,  sono diventati sempre più frequenti. Chiacchierate che non toccavano in alcun modo l’argomento sesso o facevano allusione ad esso, bensì avevano un tono più affettuoso e riguardavano, quasi sempre, la vita scolastica della ragazza. “Come vai a scuola?” o “chi c’è in classe?” alcuni dei messaggi che ora sono al vaglio dei carabinieri Ris di Salerno, che, su disposizione del sostituto procuratore del Tribunale di Vallo della Lucania, Renato Martuscelli, hanno avuto ordine di analizzare il computer dell’uomo.
La denuncia è scattata a gennaio quando la madre della 12enne, in modo del tutto involontario, ha trovato il profilo Facebook della figlia aperto sul computer e ha letto le numerose conversazioni con l’impiegato dell’Enel di Agropoli. Così la signora non c’ha pensato due volte a raccontare tutto ai carabinieri della Compagnia di Vallo della Lucania che, agli ordini del capitano Alessandro Starace, hanno fatto partire le indagini. Poi affidate alla P sezione della polizia giudiziaria del Tribunale di Vallo. L’uomo, tramite il suo legale, l’avvocato Angelo Segreto, ha fatto sapere di essere sereno e di confidare nella giustizia. Secondo la difesa, infatti, non c’è nessun principio adescamento, tesi rafforzata anche dal fatto che l’uomo avrebbe contattato la 12enne con un Ip pubblico e non privato. Elementi che dovrebbero, secondo Segreto, provare l’innocenza del suo assistito.


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