Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa di:

Giovanni Loreto COLAGROSSI (Consigliere regionale IdV – Componente Commissione c.re permanente XVI – Mobilità)

 

Roma, 30.VII.2012

Dichiarando inammissibile l’articolo 4 del decreto legge 138 del 13 agosto 2011, la Corte Costituzionale (sentenza n. 199/2012) esplicita chiaramente il vincolo referendario che vieta la privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali e su tale principio Antonio Di Pietro ha promesso vigilanza ferrea: “L’Idv … vigilerà, fuori e dentro il Parlamento, affinché il responso dei cittadini e la sentenza della Corte costituzionale vengano rispettate”.

Mi stupisco, invece, della fretta trasversale, absit iniuria verbis, nel Consiglio regionale di privatizzare la Laziomar.

Ricordo che anche la Regione Lazio, con ricorso (reg. ric. n. 134 del 2011) spedito per la notifica il 14 novembre 2011 e depositato il successivo 18 novembre, ha promosso questione di legittimità costituzionale, in via principale, dell’intero art. 4 del citato d.l. n. 138 del 2011 innanzitutto, per violazione dell’art. 117, quarto comma, Cost. in quanto la norma impugnata, rimettendo all’ente locale la possibilità di sottrarre i servizi pubblici locali alla liberalizzazione, dopo aver verificato l’esistenza di benefici per la comunità derivanti dal mantenere il regime di esclusiva dei servizi stessi, senza alcun fine di tutela della concorrenza, conseguirebbe l’effetto illegittimo di “espropriare” l’ente regionale della regolazione della materia dei servizi pubblici su cui ha una competenza legislativa residuale: il predetto art. 4, inoltre, reintrodurrebbe la disciplina contenuta nell’art. 23-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 (Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria), convertito, con modificazioni, dall’art. 1, comma 1, della legge 6 agosto 2008, n. 133, che era stato abrogato dal referendum del 12-13 giugno 2011, riproducendone i medesimi principi ispiratori e le medesime modalità di applicazione, in violazione della volontà popolare espressa ex art 75 Cost., e ricorrendo ad un’interpretazione “estrema” delle regole della concorrenza e del mercato, lesiva delle competenze regionali in tema di servizi pubblici locali e di organizzazione degli enti locali.

Insomma, il ministro Passera (che assegna termini perentori sulle care privatizzazioni, confermandosi appendice tecnica del governo Berlusconi) e la Giunta regionale facciano il loro mestiere, rispettando la volontà popolare referendaria e la pronuncia della Consulta!

A prescindere dalla vicenda giuridica, poi, non ricordo una gestione privatistica dei collegamenti marittimi minori andata a buon fine: i servizi di primario interesse pubblico debbono essere esclusi dal processo di privatizzazione nella materia in discorso, tenuto conto degli svantaggi di cui soffrono le isole laziali, in termini di sviluppo economico e sociale, a causa della loro particolare “insularità” e di quelli di cui patirebbero i lavoratori per i livelli occupazionali e retributivi.


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