Si è autodefinita una “fanatica della femminilità” e, se le chiedi cos’è una poesia, ti risponde subito che “è un miracolo”. Parliamo di Joumana Haddad, la donna “coraggiosa e illuminante” che “scrive con le unghie” e che, per “liberare” l’universo femminile, ha pensato bene di “uccidere Shahrazad” , avendo per “complice la letteratura”. Non una “femminista”, quindi, ma una donna di cultura che, se da giornalista cura le pagine culturali di un quotidiano libanese,  da poetessa non esita a “spogliarsi strato dopo strato” dei compromessi per presentarsi  veramente “libera”  “vera” ai lettori/giudici. Una “rivoluzionaria” che scrive apertamente della sua vita, le sue idee, le visioni, i sogni, i desideri, le aspirazioni, nonostante abbia scelto di rimanere a Beirut e di affrontare le conseguenze che questo comporta. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che Joumana è una donna araba, di educazione cristiana, “arrabbiata” per il persistere di stereotipi sull’universo femminile arabo-islamico, ma anche dei continui soprusi al corpo e alla dignità delle donne occidentali. I diritti inalienabili, insomma, non sono stati ancora del tutto conquistati se pensiamo alle tante sfide che troppe donne in più parti del Globo sono costrette ancora a fronteggiare, semplicemente per non vedere oltragiata la loro femminilità, la personalità, il carattere. Donne ancora prigioniere di mentalità, debolezze, problematiche. Donne che subiscono, talvolta provocano, altre volte addirittura ignorano i perchè di una oggettiva mancanza di libertà effettiva. Libertà di “essere” quello che davvero desiderano essere o diventare. Joumana, coi suoi versi graffianti e la voce sensuale, con la forza della sua rabbia e la dolcezza del suo immedesimarsi, si erge allora a paladina della consapevolezza, invitando donne e uomini alla “lotta” per sconfiggere cliché, tabù, restrizioni e per vivere finalmente e pienamente da protagonisti. Solo dalla cultura, insomma, può scaturire quel necessario “coraggio” per  un impegno fondato su “candore e orgoglio”, condivisione piena, solidale crescita sociale. Partendo dalla forza delle parole, si riscoprono energie e capacità sia nei miti antichi e nelle tradizioni popolari che in personaggi forti e dirompenti, come Lilith, la prima donna, simbolo di emancipazione e volontà di costruire il proprio destino anche a dispetto dei desideri altrui, delle imposizioni e delle costrizioni. Tra Lilith e Shahrazad, dunque, Joumana Haddad ha scelto di somigliare alla prima, a colei che, nella tradizione mesopotanica, era nota come un “demone notturno che tormentava nel sonno i bambini maschi”. Anche nella Bibbia  si parla di Lilith come di un demone del deserto che tormenta l’uomo mentre  la tradizione ebraica la identifica come una donna sensuale e trasgressiva che esercita un forte ascendente su Adamo e lo tormenta col suo desiderio sessuale insaziabile. Simbolo di forza e libertà, allora,  non di compromesso come nel caso della Principessa de Le Mille e una Notte, per risvegliare nelle donne di oggi e di tutto il Mondo una consapevolezza spesso ancora troppo condizionata o svilita, svanita o svenduta. In occasione della giornata internazionale della donna (anticipata al 2 marzo), Joumana Haddad sarà a Gaeta (ore 18.15 – biblioteca comunale “Mignano) per un incontro con il pubblico della città e del Golfo. Invitata dai Servizi Culturali Integrati e dal Sistema Bibliotecario Sud Pontino, sarà circondata da autori e appassionati di poesia delle associazioni culturali de-Comporre, ArteNativa, Poeti viandanti, i Graffialisti e dai sodalizi socio-culturali DonnAbitata e La tela del Mediterraneo. Collabora all’organizzazione dell’evento l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli la cui responsabile, Esther Basile, terrà una conversazione con l’ospite libanese sulla scrittura e le problematiche delle donne. Previsto un intervento musicale con Marianna Tafuri e Luca Zamberti e una lettura di poesie di Joumana Haddad. A termine della serata, prima delle conclusioni affidate al sindaco Antonio Raimondi, sarà letto a più voci e più lingue l’ultimo capitolo del libro “Ho ucciso Shahrazad: confessioni di una donna araba arrabbiata” (Ed.Mondadori).

Sandra Cervone


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