E’ uscito in questi giorni il terzo romanzo della nostra Rita Bosso. Non siamo ancora in grado di  parlare dei contenuti essendo il libro ancora in fase di consegna. Possiamo solo dire che naturalmente è ambietanto a Ponza ed è quì che l’autrice intende fare la prima presentazione pubblica, in una data vicina ma ancora da fissare.

Per gentile concessione dell’autrice  anticipiamo una pagina del romanzo (siamo negli anni ’30):

Al mattino il tempo passa; il pomeriggio sarebbe interminabile, se non ci stesse Civita.

Passa di qua appena dopo pranzo, insieme alla mamma e alla zia; da queste parti hanno un pezzo di terra, un orto ma loro lo chiamano ciardin’ e il pomeriggio vengono a innaffiare, a raccogliere. Filomena e Maria lavorano nell’orto, Civita chiacchiera, altroché se chiacchiera.
Racconta impaurita del drago che sonnecchia in fondo alla cisterna dell’acqua, che sbuffa e urla ogni volta che la madre o la zia calano il secchio; la madre le ha raccomandato di non aprire mai la porticina della cisterna ma non sarebbe necessario, Civita si tiene alla larga, è terrorizzata dall’idea che il drago si arrampichi alla fune e arrivi in casa.

Racconta di Barzaccone che in realtà è un omone solitario, fissato con le malattie e i raffreddori e sempre avvolto in un vecchio pastrano anche in estate; secondo Civita, Barzaccone è un orco alto almeno tre metri, con piedi grandi quanto barchette, “ten’’e scarpe che paiono lanzetelle”, che scende sul corso a mezzogiorno per catturare bambini e servirsi un bel pranzetto; “sinnò, pecché teness’u cappotto cu doje sacche grosse grosse pure quann’ fa cavudo?” riflette Civita……

E di un giovane tornato dal fronte qualche mese fa, ferito dallo scoppio di una mina, Civita racconta: “Chicchino ha perz’a capa mentre faceva la guerra; così dice zia Filomena. Per fortuna però l’ha ritrovata e se l’è risistemata sul collo, anche se non l’ha avvitata troppo bene. E’ tornato dalla guerra ‘nu poco svitato, dice zia Filomena”.

I bambini non sono in guerra, dice giustamente il Duca; per loro, i mostri sono quelli di sempre, l’orco mangiapupi, il drago in fondo al pozzo; e la guerra è un gioco, in cui può pure capitare di essere feriti e di perdere la testa.

Dopodiché il decapitato si china, la raccoglie e la riavvita sul collo, alla meno peggio.

 


Scopri di più da eu24news

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.