Il comico genovese e Casaleggio guadagnano attraverso le visite al sito. Visite che aumentano drasticamente durante la campagna elettorale, facendo impennare i ricavi. Ma manca completamente la trasparenza. E c’è il rischio di un conflitto d’interessi 2.0.

Scritto da Andrea Signorelli | Yahoo! Notizie – lun 18 mar 2013

grillo

Nel movimento che ha nella trasparenza dei costi della politica il suo cavallo di battaglia, ci si aspetterebbe trasparenza anche sui suoi, di costi. E invece è tutto abbastanza oscuro. Possibile? Sì, se si considera che il Movimento 5 Stelle – legato completamente alla non sede www.beppegrillo.it, unico luogo ufficiale del partito – riceve soldi attraverso finanziamenti volontari e attraverso la raccolta pubblicitaria del blog di Beppe Grillo. Ma in nessuno dei due casi c’è chiarezza.

Partiamo dalla raccolta fondi: a dicembre sul sito del Movimento 5 Stelle è partita la richiesta di donazioni volontarie per finanziare la campagna elettorale, raccolta che è ancora in pieno svolgimento. A oggi sono arrivati 570mila euro da 14.698 donatori, che quindi in media hanno dato al non-partito di Grillo poco meno di 40 euro a testa. Sul sito si spiega come ogni spesa sarà documentata, e il resto invece andrà ai terremotati dell’Emilia. Tutto ok, quindi? Più o meno: alla voce “spese sostenute” spicca uno “zero” tondo tondo. Che non vuol dire che tutto lo Tsunami Tour non sia costato nulla, ma solo che ancora non è stata data nessuna informazione su come sono stati spesi i soldi.

Beppe Grillo, in un post recente, ha spiegato che “tutte le voci di spesa saranno pubblicate, entro i termini di legge, nei prossimi giorni non appena sarà finita la meticolosa attività di rendicontazione”. Non c’è motivo di dubitarne, ma c’è una cosa che lo stesso non torna: la legge sui comitati e le fondazioni dice le somme raccolte per la campagna elettorale devono essere utilizzate solo per la campagna elettorale. E siccome questa è finita ormai da un po’ di tempo, non si capisce perché la raccolta fondi continui.

Veniamo al secondo modo in cui il Movimento 5 Stelle raccoglie soldi. O meglio, li raccolgono Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, attraverso la pubblicità del blog. Ma essendo il blog anche la sede del Movimento 5 Stelle, non è illogico trarne la conclusione che anche questo sia un mezzo di sostentamento del partito. E il blog di Grillo è una vera e propria macchina da soldi, purtroppo, però, manca completamente la trasparenza.

La fonte di guadagno di Beppegrillo.it è data fondamentalmente dalle pubblicità di Google Adsense – le classiche scritte che compaiono tra un post e l’altro su quasi tutti i blog del mondo – e dalla vendita di ebook e libri (ultimamente sempre più spesso prodotti dalla Adagio Ebook della Casaleggio Associati) tramite la partnership con Amazon. Che permette di ricevere il 10% del prezzo di copertina di ogni libro e lettore ebook venduto a utenti che provengano dal blog. Siccome molti degli ebook sono prodotti dalla stessa Casaleggio Associati, il guadagno spesso è doppio.

Bene, di tutti questi guadagni, non c’è traccia: niente fatture e/o ricevute. E siccome il blog è la sede di un partito che fa della trasparenza la sua lotta principale, la cosa non sembra essere in linea con la filosofia del Movimento. Ma quanto si guadagnerà con il blog di Grillo?

Difficile a dirsi, ma qualcuno ha provato a fare due conti: si tratta del blogger Davide Casati, che sul suo sito illustra tutta la situazione. Partendo da un presupposto abbastanza inquietante: nel momento in cui ci si iscrive al blog, si accetta che i propri dati vengano utilizzati a fini commerciali e pubblicitari dalla Casaleggio Associati. Che essendo un’azienda di marketing, saprà sicuramente come far fruttare tutto questo materiale sensibile.

Nel mese di febbraio, il blog di Grillo è stato visitato in media da 173mila utenti unici al giorno, con page views che sono andate dai 2 ai 5 milioni (sempre al giorno). Le pubblicità di AdSense pagano a Grillo 1,65 euro ogni volta che qualcuno ci clicca sopra. In media questo succede una volta ogni mille utenti. La cosa è complessa, le pubblicità sono tante e i dati difficile da calcolare, ma è evidente come si tratti di un business che solo attraverso le pubblicità produce milioni di euro all’anno (da notare che vengono conteggiate come visite al blog di Grillo anche quelle che del sito del Movimento 5 Stelle, che ne è una parte).

Da qui si arriva all’ultima considerazione: durante i tre mesi che vanno da dicembre 2012 a febbraio 2012 – i mesi dello Tsunami Tour e della campagna elettorale – le visite al sito di Beppe Grillo, secondo i dati Alexa (azienda che si occupa di statistiche in rete) sono aumentati dell’82%. Le pagine viste del 96%. E con le visite, i guadagni. Se uno volesse pensare male, arriverebbe facilmente a capire che la campagna elettorale, per Grillo & Casaleggio, è un affare enorme.

Forse è per questo che Grillo non vuole dare la fiducia a nessuno, scelta che porterà inevitabilmente alle urne in tempi più o meno brevi? Non è dato saperlo, ma se il conflitto d’interessi di Berlusconi era dato dal suo essere padrone delle tv, il conflitto d’interessi 2.0 di Beppe Grillo è dato dal suo essere il “padrone” del web.


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