ROMA – L’approvazione della risoluzione di sostegno all’Ucraina, contenente la revoca alle restrizioni all’utilizzo delle armi occidentali in territorio russo, ha scatenato una serie di reazioni da parte della politica.

Il voto aveva creato già delle spaccature, con Fratelli d’Italia che ha votato a favore della risoluzione ma contrariamente al voto sul paragrafo 8, cioè quello relativo alla revoca delle restrizioni all’utilizzo delle armi occidentali. Allo stesso modo hanno votato gli eurodeputati di Forza Italia (Ppe), mentre la Lega (PFE) ha votato contrariamente sia al voto sul singolo paragrafo che all’intera risoluzione.

Con due note nel pomeriggio, poi, gli eurodeputati di Fratelli d’Italia (ECR) Magoni e Mazza e l’euro deputato di Forza Italia (PPE) Falconi, hanno annunciato di aver rettificato il voto da favorevole a contrario al discusso paragrafo 8.

Contro la risoluzione ha votato anche una parte dell’opposizione, in particolare i Cinquestelle, i Verdi, Sinistra Italiana (The Left), mentre il Pd ha votato in grande maggioranza a favore, pur votando contro l’emendamento controverso (tranne la vicepresidente dell’Aula Pina Picierno, che ha votato a favore anche in questo caso).

Nel pomeriggio, poi, c’è stata la nota della delegazione Lega a Strasburgo, la quale ha ribadito la sua contrarietà all’utilizzo di armi italiane al di fuori del territorio ucraino. In più, si legge nella nota, “non possiamo condividere iniziative che alimentano pericolosamente la tensione e l’escalation militare, in cui si prevede di destinare lo 0,25% del Pil in aiuti militari – che per l’Italia significherebbero circa 4-5 miliardi di euro – e si attacca chi, come il governo ungherese, lavora attivamente per far prevalere la diplomazia”.

Sulla stessa linea anche il capogruppo in Senato per la Lega Massimiliano Romeo, che ha criticato l’atteggiamento del Parlamento Europeo, dichiarando che “l’Italia non è in guerra con la Russia, le nostre armi non verranno usate per colpire il territorio russo nonostante in Europa qualcuno non si renda conto del momento delicato che stiamo vivendo”.

Da Mosca, poi, la reazione non si è fatta attendere. Il presidente della Duma russa, Viacheslav Volodin, ha accusato il Parlamento europeo di creare le condizioni per una guerra nucleare invitando i Paesi Ue ad autorizzare l’Ucraina all’uso di missili a lungo raggio contro obiettivi in territorio russo. Su Telegram, Volodin ha poi aggiunto che, se dovessero essere effettivamente utilizzate tali armi, allora “la Russia risponderà con armi molto più potenti”.


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