ELEZIONI 2013
RISPETTO PER I NAPOLETANI ED I MERIDIONALI
E QUALCHE CONSIDERAZIONE
A poche ore dalle ultime elezioni, da più parti si alzano cori contro i napoletani, i campani e i meridionali “che non sanno votare” o che “meritano di stare così” ecc. ecc. La politica si osserva con serietà e obiettività e con pochi “sentimentalismi”. Qualche dettaglio: in tutto il Sud la percentuale di chi non ha votato è stata in netta ascesa: 33% in Campania, 36% a Napoli, 38% in Calabria, 37% in Sicilia con una crescita di oltre l’8% in media. Sommando questi “voti” a quelli di protesta di Grillo (oltre il 20%) e alle schede annullate, arriviamo a Napoli, in Campania e nel Sud a oltre un votante su due che ha votato “contro” il sistema… Come avrebbero potuto/dovuto dimostrare civilmente e democraticamente il loro dissenso? E’ chiaro, poi, che non si poteva non registrare una dose consistente di voti a destra e a sinistra: 1) da decenni resistono quelle categorie che, alla fine, mettono milioni di persone nelle condizioni di cadere nella trappola delle ideologie ; 2) in una situazione di grande precarietà come quella che vivono famiglie o imprenditori campani e meridionali, è inevitabile che molti siano costretti a scegliere una “stabilità” che possa garantirgli un ipotetico posto di lavoro o un appalto, una pensione o un finanziamento ecc. ecc. ma nessuno ha il diritto di “sparare” sugli ex Popoli delle Due Sicilie delegandogli il potere di attuare una “rivoluzione” che non è possibile attuare oggi e meno che mai con questo tipo di elezioni nelle quali, negli ultimi anni, abbiamo comunque creduto eleggendo i “salvatori” alternativi di turno di destra come di sinistra (senza vere alternative e con i risultati drammatici che sappiamo).
Ultime considerazioni sui flop di pseudo-rivoluzioni arancioni o di altri colori (alcune “appoggiate” anche da liste che si proclamano meridionaliste): se De Magistris è stato eletto con il 42% degli aventi diritto al voto e con il 27% dei consensi al primo turno e dopo le prime delusioni (a quasi 2 anni dall’elezione), quanti voti poteva portare se non quel 2% “vantato” oggi? Qualcun altro, poi, “spara” contro quei 6000 campani che hanno votato la Lega Nord dimenticando qualche regola ferrea delle elezioni. Molta gente non sa votare nella cabina elettorale e sbaglia i simboli, molta gente vota “per dispetto”, ogni lista che si candida prende fisiologicamente qualche centinaio di consensi considerati anche parenti e amici che ti voterebbero pure se ti candidassi per il partito del “mostro di Firenze”. Solo chi non conosce i meccanismi elettorali, allora, si può meravigliare di certi dati o, addirittura, si può vantare di aver preso “oltre 1000 voti” e lo 0,0% (!) dopo 10 anni di candidature fallimentari che (altro che “il coraggio di metterci la faccia -sapendo di perderla- e far conoscere i simboli”) disilludono e deprimono tutto un ambiente, sconfitti addirittura (per le regole di cui sopra) dal movimento Eudonna (2700 voti!) o dal partito dei “Pirati” (4557 voti!)… Tutta la simpatia umana possibile, ma un pizzico di autocritica, a questo punto, sarebbe necessario.
In realtà resta sempre vera la tesi che portiamo avanti da anni: possiamo solo continuare a combattere le nostre battaglie culturali per rafforzare quantitativamente e qualitativamente la nostra base. Grillo (da molti citato come esempio da seguire anche presso il nostro mondo) fa confluire nel suo movimento dissensi di ogni natura e di ogni colore e si rivolge, quindi, a oltre 50 milioni di potenziali elettori con il successo che sappiamo e con la confusione che si rischia quando, magari in un consiglio comunale o nel parlamento, si troveranno fianco a fianco e (come in un blog) borbonici e anarchici, meridionalisti e padani… Noi ci rivolgiamo prima di tutto a meno della metà dei suoi elettori (quelli del Sud); a meno della metà di quella metà considerati gli appagati, i rinnegati o i “venduti” che dal 1860 ad oggi barattano la loro identità con gli interessi personali, quelli (crollasse anche il mondo) “sono di destra o di sinistra”, gli ignavi e i rassegnati, i presuntuosi sterili (quelli che “la cultura non basta più” e/o che formano gruppi di cui sono presidenti con 4 o 5 iscritti/militanti, mogli comprese, e promettono rivoluzioni in 48 ore, festivi esclusi). Premesso, allora, che l’unione di debolezze (con i gruppi di cui al rigo precedente) crea solo altre debolezze, porterebbe elettoralmente (con quei numeri) allo 0,1% invece che allo 0.0% e a confusioni dannose per chi lavora veramente, non ci resta che continuare a lavorare alle coscienze, all’identità e all’orgoglio come stiamo facendo da anni, con tempi che, purtroppo, non prevedono scorciatoie o compromessi e con risultati, però, che ci rendono ogni giorno più fieri.
Gennaro De Crescenzo
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