Domani 8 marzo è la Giornata Internazionale della Donna.

La dignità della donna è oggetto costante della riflessione umana e cristiana; ciò è dimostrato, tra l’altro, dagli interventi del magistero della Chiesa, rispecchiati in vari documenti del Concilio Vaticano II.

Viene l’ora, l’ora è venuta, in cui la vocazione della donna si svolge con pienezza, l’ora in cui la donna acquista nella società un’influenza, un irradiamento, un potere finora mai raggiunto. E’ per questo che, in un momento in cui l’umanità conosce una così profonda trasformazione, le donne illuminate dallo spirito evangelico possono tanto operare per aiutare l’umanità a non decadere”.

Così si apre la lettera apostolica “Mulieris dignitatem” dell’indimenticabile Santo Padre Giovanni Paolo II sulla dignità e vocazione della donna in occasione dell’anno mariano.

Il nostro Arcivescovo S.E. Mons. Fabio Bernardo D’Onorio già in passato nel dedicare un suo messaggio alla donna in occasione della ricorrenza internazionale della Giornata della Donna dell’8 marzo ha ricordato l’apertura della lettera apostolica “Mulieris dignitatem”.

Evidenziò il Presule che “le parole di questo messaggio riassumono ciò che aveva già trovato espressione nel magistero conciliare, specie nella costituzione pastorale “Gaudium et spes” e nel decreto sull’apostolato dei laici “Apostolicam actuositatem”.

Simili prese di posizione si erano manifestate già nel periodo preconciliare, per esempio in non pochi discorsi del Pontefice Pio XII e nell’enciclica “Pacem in terris” di Papa Giovanni XXIII.

Dopo il Concilio Vaticano II il Santo Padre Paolo VI ha esplicitato il significato di questo “segno dei tempi”, attribuendo il titolo di Dottore della Chiesa a Santa Teresa di Gesù e a Santa Caterina da Siena, e istituendo, altresì, su richiesta dell’Assemblea del Sinodo dei Vescovi nel 1971 un’apposita Commissione, per lo studio dei problemi contemporanei riguardanti la “promozione effettiva della dignità e della responsabilità delle donne”.

In uno dei suoi discorsi Paolo VI disse tra l’altro: “Nel cristianesimo, infatti, più che in ogni altra religione, la donna ha fin dalle origini uno speciale statuto di dignità, di cui il Nuovo Testamento ci attesta non pochi e non piccoli aspetti (…); appare all’evidenza che la donna è posta a far parte della struttura vivente e operante del cristianesimo in modo così rilevante che non ne sono forse ancora state enucleate tutte le virtualità”.

I Padri dell’assemblea del Sinodo dei Vescovi già nell’ottobre 1987 hanno lavorato a “la vocazione e la missione dei laici nella Chiesa e nel mondo a vent’anni dal Concilio Vaticano II” e si sono occupati della dignità e della vocazione della donna.

Hanno auspicato, tra l’altro, l’approfondimento dei fondamenti antropologici e teologici necessari a risolvere i problemi relativi al significato e alla dignità dell’essere donna e dell’essere uomo.

Si tratta di comprendere la ragione e le conseguenze della decisione del Creatore che l’essere umano esista sempre e solo come femmina e come maschio.

Solo partendo da questi fondamenti, che consentono di cogliere la profondità della dignità e della vocazione della donna, è possibile parlare della sua presenza attiva nella Chiesa e nella società.

Papa Benedetto XVI continua sulla tradizione dei suoi predecessori affermando che “anche nel tempo moderno le donne devono, e noi con loro, cercare sempre di nuovo il loro giusto posto”.

In occasione della ricorrenza dell’8 marzo l’Arcivescovo anche in passato ha reso omaggio “a tutte le donne che vivono e lavorano nel territorio diocesano.

Un pensiero ricco di gratitudine a tutte le mamme di ogni età, di comprensione a tutte coloro che vivono il disagio dell’anzianità, della malattia o della solitudine, di augurio a tutte le giovani che debbono ancora realizzare le loro aspirazioni.

Un pensiero di autentico benvenuto a tutte le donne non italiane che vivono tra di noi lontano dai loro affetti familiari per poter sostenere economicamente i loro cari, rimasti nelle loro patrie.

Un pensiero profondamente paterno a tutte le donne che come religiose servono il Signore e il loro prossimo, con abnegazione e spirito di servizio, indispensabili alla società civile nella quale operano quotidianamente; a tutte la benedizione episcopale”.

Il Capo Ufficio Stampa

Marcello Caliman diacono


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