(AGENPARL) – Perugia, 02 ott – Audizione dell’Amministratore unico dell’Agenzia Forestale regionale, Massimo Bianchi, al Comitato per il monitoraggio e la vigilanza sull’amministrazione regionale. Bianchi ha evidenziato come l’Agenzia “abbia una sostanziale tenuta dal punto di vista economico, ma con alcuni punti critici che se non vengono risolti rischiano di farla entrare in sofferenza. La principale criticità è relativa all’anticipazione di cassa che è di un milione e mezzo di euro rispetto ad una spesa corrente mensile di 2,5-3 milioni. I debiti verso i fornitori sono di 1,8 milioni di euro”.  Il Comitato per il monitoraggio e la vigilanza sull’amministrazione regionale, presieduto da Maria Rosi, nella seduta di ieri ha ascoltato l’Amministratore unico dell’Agenzia Forestale regionale, Massimo Bianchi, per fare il punto dopo due anni dalla nascita dell’Agenzia stessa. Nel corso dell’audizione Bianchi ha evidenziato come l’Agenzia, che ha praticamente sostituito le Comunità montane, “abbia, nonostante le numerose difficoltà, una sostanziale tenuta dal punto di vista economico”. Secondo Bianchi, però, “ci sono alcuni punti critici che se non vengono risolti rischiano di far entrare l’Agenzia in sofferenza. La principale criticità è relativa alla cassa: stipendi, contributi, acquisto materiale. Fino ad ora siamo riusciti ad andare avanti grazie al meccanismo di riscossione degli anticipi e della rendicontazione che abbiamo messo in campo. L’Agenzia ha circa 1,8 milioni di debiti con i fornitori, che un anno fa era di 1,2 milioni. Però vantiamo crediti complessivi per più di 10 milioni di euro, tra cui 6,5 milioni da Por e Psr, e circa 2,5 milioni dalle convenzioni con i Comuni. Inoltre vantiamo 8 milioni di credito dalle Comunità Montane, di cui 6 milioni per l’accantonamento del Tfr. Una situazione buona su cui pende il grave problema dell’anticipazione di cassa che va risolto radicalmente e in fretta per evitare che diventi una criticità strutturale per l’Agenzia. Non è giusto che i nostri fornitori soffrano per questi problemi. Noi stiamo cercando di risolverlo autonomamente con le banche, per evitare conseguenze gravissime. Però l’operazione avrà comunque un costo. Sarebbe stato più semplice se la Regione avesse anticipato direttamente i soldi dalla sua cassa, risparmiando in termini di burocrazia e interessi”. “Altra criticità – ha spiegato Bianchi – è la richiesta che abbiamo ricevuto l’anno scorso dalla Provincia per l’assunzione di 23 persone invalide con la legge 68, che per noi comporta un forte aggravio sul fronte degli stipendi. Lo stiamo risolvendo insieme alla Regione. A questo si aggiunge il peso, ancora gravoso, che l’Agenzia si porta dietro dalle Comunità Montane, del proprio personale inabile: 166 su 540 persone operative. Un tetto alto. Stiamo facendo una ricognizione per eventuali prepensionamenti. Il prossimo anno l’Agenzia farà lavori complessivi per circa 28 milioni di euro e su questi la Regione sta ottenendo un risparmio consistente rispetto a quanto spendeva negli ultimi anni con le Comunità Montane. Nell’ultimo anno di vita queste si sono divise 4,2 milioni di euro relativi alla legge ’28/1999′ come supporto per progetti speciali per far lavorare i disabili. A noi erano stati promessi 3,5 milioni di euro che invece sono diventati 2,5”. Sollecitato dalle richieste dei consiglieri Andrea Smacchi e Lamberto Bottini (Pd), l’amministratore unico Bianchi ha affrontato lo sviluppo futuro dell’Agenzia, sottolineando che “in prospettiva è necessario porre il problema di come rinnovare il parco macchine, non solo accollandosi i mutui delle Comunità Montane, ma trovando risorse per fare nuovi investimenti. Stiamo rinnovando la convenzione con il Comune di Perugia e si sta andando verso una riduzione fisiologica dell’importo. L’auspicio è di implementare il rapporto con la Regione in termini di trasferimenti sui progetti, perché più ce ne vengono affidati e maggiori entrate provengono da quel versante, con minore entità di quelle dirette. L’Agenzia dovrebbe gestire la bonifica, come facevano le Comunità montane, affidarla alla Provincia è un errore. A breve porteremo alla Regione un piano di dismissioni”. Bianchi ha parlato anche dei problemi legati ai 22 progetti per la Fascia Appenninica che prevedono lavori per 1,8 milioni di euro, di cui l’Agenzia ha già fatto il masterplan: “se l’Agenzia deve diventare la stazione progettuale e appaltante della Regione – ha rimarcato – è necessario chiarirlo, così potremo strutturarci”. Infine l’amministratore unico ha ricordato che “dopo due anni di lavoro siamo in grado di capire quello che riusciamo a reggere con le nostre forze e le cose da cambiare: l’Agenzia ha chiuso 4 vivai, 4 falegnamerie e 2 officine. Rimane aperto il problema
dell’agenzia faunistica di San Vito, che ha una gestione troppo onerosa, e dell’unico vivaio rimasto aperto, quello di Spoleto, che è in perdita costante e per il quale stiamo cercando soluzioni alternative alla chiusura, con Umbraflor che potrebbe subentrare nella gestione”.


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