Anche Maria Rita Autiero ha partecipato alla manifestazione del 25 aprile organizzaata a Roma  – dall’IDV per protestare contro la conscessione dell’ammnistia per tutti i reati contro la vita.

Il Sit-In, pacifico, ha lo scopo di contrastare le continue richieste di amnistia generalizzata e di rimarcare, specie per tutti i reati contro la vita e la persona, l’importanza deterrente, riparativa e preventiva della pena. Previsto anche un incontro dei familiari delle vittime. La manifestazione partirà dopo che una delegazione di familiari di vittime della strada saranno state ricevute dal Papa al termine dell’udienza della mattina.

Previsto l’intervento del senatore Stefano Pedica, in prima fila nella battaglia per la certezza della pena, e primo firmatario della proposta di legge che punta all’inasprimento delle pene. Il senatore Pedica sta portando avanti anche la pdl sull’introduzione nel codice penale del reato di omicidio stradale.
L’iniziativa vuole sensibilizzare l’opinione pubblica, le Istituzioni, i media sull’importanza di proteggere la vita con forza e determinazione anche attraverso la certezza della pena, strumento necessario a dare forza alla legge, e valore a ciò che il colpevole distrugge. La libertà prima da difendere è quella di esistere in serenità e salute, di vivere, consapevoli che la nostra libertà finisce dove comincia quella dell’altro
L’iniziativa è promossa da singoli cittadini Vittime e non, uniti dalla necessità umana di salvaguardare la sicurezza della persona, riunitisi in un movimento spontaneo partito dall’impegno civile di Barbara Benedettelli dal nome: Giustizia e Diritti per le Vittime dei reati contro la Vita.
Ad aderire all’evento anche l’associaizone ‘Valore Donna’ ed il suo presidente Valentina Pappacena e la cordinatrice di Gaeta Maria rita Autiero.
“Come associazione ‘Valore Donna’ proponiamo di estendere la fattispecie dell’omicidio stradale non solo a chi guida ubriaco e sotto sostanze stupefacenti e si rende protagonista di sinistri mortali, ma più in generale a tutti i cosiddetti ‘pirati’ della strada.  Un intervento legislativo è urgente. Soprattutto per dare risposte a chi ha perso dei cari. Basti pensare al romeno che guidando ubriaco, poche settimane fa, a Terracina aveva provocato la morte di un padre 33enne e della nascitura bambina che la madre 28enne, in coma farmacologico a Latina, avrebbe dovuto partorire. Io dico che non occorre l’amnistia, né quella mancanza di severità della giustizia che rende una società insicura per i suoi associati. Per il sovraffollamento si attivino le carceri inutilizzate -ha affermato Valentina Pappacena- si utilizzino le vecchie caserme; si collabori con le strutture di recupero per tossicodipendenti; si accompagnino i rei clandestini nei loro paesi d’origine. Le soluzioni si possono trovare in un tavolo tecnico allargato a tutte le parti politiche e anche all’altra parte della vicenda criminosa: Vittime e cittadini. Perché se il principio sul quale si basa la nostra giustizia è: “meglio dieci colpevoli fuori che un innocente in carcere”, è invece un fatto che l’innocente in carcere in un sistema garantista che funziona può dimostrare la sua estraneità ai fatti, mentre l’innocente ucciso da uno solo di quei dieci colpevoli è morto per sempre. Le soluzioni ci sono. Una, per esempio, è quella di abolire il processo di appello quando ci si trova di fronte alla flagranza di reato dove primo grado e Cassazione sarebbero sufficienti, la pena sarebbe certa, ci sarebbe un risparmio notevole da reinvestire nel sostegno delle Vittime e nel rendere dignitosa la vita dei carcerati, e si risponderebbe a diversi precetti costituzionali”.

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