BRUXELLES – Ieri pomeriggio (4 settembre 2024) al Parlamento europeo, nel corso della Conferenza dei presidenti dei gruppi, sono state presentate dall’ex premier italiano Mario Draghi alcune anticipazioni sul suo Rapporto sul futuro della competitività europea: produttività, clima, inclusione sociale e riduzione delle dipendenze, in particolare dalle materie prime, sono solo alcuni dei 10 settori economici analizzati, che verranno presentati ufficialmente – insieme all’intero Report – la prossima settimana.

Da quanto si apprende, l’ex capo della BCE ha espresso la necessità di una “cooperazione senza precedenti” tra i paesi dell’Ue e di una “riforma di tutte le istituzioni” per trasformare il suo imminente rapporto sulla competitività in azioni concrete.

Draghi ci ha inviato “un messaggio molto chiaro di urgenza”, ha dichiarato a margine dell’incontro il co-presidente dei Verdi, Bas Eickhout, che si è detto soddisfatto anche per l’attenzione rivolta al tema climatico.

Su questo punto si è soffermata anche la capogruppo dei Socialisti (S&D), García Pérez Iratxe,che in una nota stampa ha così commentato l’analisi di Draghi: “L’Ue ha bisogno di proposte per affrontare le sfide attuali, come il cambiamento climatico e la coesione sociale. Dobbiamo modernizzare l’economia dell’Ue affinché sia pronta per il futuro, con un’agenda europea basata sulla giustizia sociale, l’equità climatica e la stabilità economica. Il nostro futuro dipende da un’idea olistica di competitività: un forte impegno sociale nei settori dell’occupazione, dell’uguaglianza e della non discriminazione, e dal rafforzamento dell’agenda ambientale e climatica. La competitività significa crescita industriale, ma anche finanziare la dimensione sociale”.

Tuttavia, sia secondo Eickhout che a detta del capo dei Popolari (Ppe), Manfred Weber, Draghi non si è espresso su un tema abbastanza controverso, ossia in che modo finanziare un progetto di riforma così urgente. Weber ha poi invitato Draghi alla prossima sessione plenaria del Parlamento e ha chiesto una vera politica industriale, perché “l’industria sta fuggendo dall’Europa”, ha detto.


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