Licenziare un giornalista per aver posto una domanda, per quanto scomoda o controversa, è un fatto gravissimo che dovrebbe allarmare chiunque abbia a cuore la libertà di stampa. La vicenda di Gabriele Nunziati, corrispondente da Bruxelles, solleva interrogativi profondi sullo stato del giornalismo e sul clima di pressione che pesa su chi prova semplicemente a fare il proprio mestiere: chiedere conto del potere. Prendiamo atto delle spiegazioni fornite dall’Agenzia Nova, secondo cui la domanda sarebbe stata “tecnicamente sbagliata”. Ma la verità è che non esiste la domanda sbagliata. Nel giornalismo, come nella democrazia, esistono solo domande — quelle che servono a cercare risposte, anche quando fanno discutere. Punire un giornalista per aver posto una domanda significa punire il diritto dei cittadini a essere informati. Non è questo lo spirito europeo che abbiamo voluto difendere approvando l’European Media Freedom Act. Mi auguro che l’Agenzia Nova e tutte le parti coinvolte chiariscano al più presto le circostanze del licenziamento e che le istituzioni europee ribadiscano con forza che nessuna forma di censura, diretta o indiretta, può essere tollerata. Difendere il diritto di informare e di fare domande significa difendere il diritto dei cittadini europei a conoscere la verità”. Lo dichiara in una nota Sandro Ruotolo europarlamentare del Partito democratico e responsabile informazione nella segreteria PD.


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