La Commissione Affari Giuridici dell’Eurocamera giudica illegittima la procedura d’urgenza e blocca il maxi-fondo per la difesa. Crescono le critiche politiche e si riaccende il dibattito sulla trasparenza europea.
il link all’intera la seduta della commissione Juri
Bruxelles (eu24news) – La Commissione Affari Giuridici del Parlamento Europeo (Juri) ha bocciato all’unanimità la procedura d’urgenza utilizzata dalla presidente Ursula von der Leyen per approvare il piano “ReArm Europe”. Questo ambizioso progetto, volto a mobilitare fino a 800 miliardi di euro per rafforzare la difesa europea, si basa sull’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (Tfue), che consente di bypassare il voto del Parlamento in situazioni di emergenza. Tuttavia, la Commissione Juri ha stabilito che le condizioni per invocare tale articolo non sono soddisfatte, definendolo “non una base giuridica appropriata per questa proposta”.
Il piano include lo strumento economico “Safe”, che prevede prestiti fino a 150 miliardi di euro agli Stati membri per incrementare la spesa per la difesa. La bocciatura della procedura rappresenta un duro colpo per la Commissione Europea, accusata di aver scavalcato il Parlamento per ottenere una rapida approvazione. Questo “schiaffo morale” mette in discussione la trasparenza e la legittimità delle decisioni prese a Bruxelles.
Ora spetta alla presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, decidere se presentare un ricorso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea o sottoporre la questione al voto dell’Eurocamera. In alternativa, la Commissione Europea potrebbe riconsiderare la base legale del piano, obbligandosi a passare per il voto parlamentare. Qualunque sia la decisione, il caso evidenzia una frattura tra le istituzioni europee e solleva interrogativi sul futuro del piano “ReArm Europe”.
Le reazioni politiche non si sono fatte attendere. Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha definito la bocciatura un “macigno politico” contro la Commissione Europea, annunciando opposizione al piano in tutte le sedi. I capigruppo M5S, Pietro Lorefice e Filippo Scerra, hanno parlato di una “bocciatura clamorosa della politica bellicista” di von der Leyen, chiedendo il ritiro del piano.
Anche la Lega ha criticato duramente l’approccio della Commissione, definendolo una “scappatoia per sottrarsi al giudizio del Parlamento”. L’eurodeputato Roberto Vannacci ha ironizzato: “Quando lo dicevo io ero un putinista!”. La Lega ha inoltre sottolineato il rischio di un’escalation militare, definendo il piano una “follia” da fermare.
La vicenda richiama alla memoria le restrizioni straordinarie imposte durante la pandemia di Covid-19, quando il governo Conte utilizzò strumenti amministrativi come i DPCM per bypassare il Parlamento. Il lockdown, l’obbligo vaccinale e l’introduzione del Green pass segnarono un precedente in cui l’emergenza fu usata per concentrare il potere decisionale nell’esecutivo, escludendo il confronto democratico. Oggi, con il piano “ReArm Europe”, si tenta un’operazione simile a livello europeo, ma il Parlamento ha deciso di tracciare una linea contro l’abuso della logica emergenziale come scorciatoia politica.
La bocciatura del piano “ReArm Europe” non solo mette in discussione il futuro del progetto, ma solleva interrogativi più ampi sulla governance dell’Unione Europea e sul ruolo del Parlamento nel processo decisionale. La strada da percorrere appare incerta, ma una cosa è chiara: il dibattito su trasparenza e legittimità rimarrà al centro dell’agenda politica europea.
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