Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, l’amministrazione statunitense starebbe valutando un piano per la gestione post-bellica della Striscia di Gaza che prevede la divisione del territorio in due aree distinte: una sotto il controllo israeliano e l’altra sotto l’influenza di Hamas. L’ipotesi, ancora in fase di studio, emergerebbe da colloqui riservati tra funzionari americani e israeliani, con l’obiettivo di garantire una transizione ordinata dopo il conflitto e prevenire il collasso totale dell’amministrazione locale.
Il piano, che non è stato ufficialmente confermato da Washington, si inserisce in un contesto geopolitico estremamente delicato, dove la pressione internazionale per una soluzione sostenibile cresce di giorno in giorno. La proposta prevederebbe una zona settentrionale di Gaza, più vicina al confine israeliano, sotto sorveglianza militare di Tel Aviv, mentre la parte meridionale, inclusa Rafah, resterebbe sotto l’influenza di Hamas, con un possibile coinvolgimento di attori regionali per garantire la sicurezza e la distribuzione degli aiuti umanitari.
Fonti diplomatiche indicano che il piano non rappresenta una formalizzazione della divisione territoriale, ma piuttosto una misura temporanea per evitare il vuoto di potere e facilitare l’ingresso di aiuti e servizi essenziali. Tuttavia, la proposta ha già sollevato critiche da parte di diverse organizzazioni internazionali, che temono una cristallizzazione del conflitto e una legittimazione implicita di Hamas come entità governativa.
Israele, da parte sua, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali sul piano, ma ha ribadito la necessità di mantenere il controllo sulla sicurezza lungo il confine e di impedire il riarmo del gruppo islamista. Gli Stati Uniti, pur sostenendo il diritto di Israele alla difesa, continuano a spingere per una soluzione che tenga conto della popolazione civile e delle esigenze umanitarie.
Il dibattito resta aperto anche all’interno dell’amministrazione Biden, dove alcune voci spingono per un coinvolgimento più attivo dell’Autorità Palestinese, mentre altre temono che un ritorno di Ramallah a Gaza possa destabilizzare ulteriormente la regione. In questo quadro, il piano di divisione temporanea appare come una soluzione di compromesso, destinata a evolversi in base agli sviluppi sul campo e alle pressioni diplomatiche internazionali.
Il futuro di Gaza resta incerto, ma la proposta americana segna un nuovo capitolo nella gestione del conflitto israelo-palestinese, con implicazioni profonde per la stabilità regionale e per il ruolo degli Stati Uniti nel Mediterraneo.

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