Bruxelles (eu24news.eu) – La Commissione Europea accelera sull’attuazione del Patto per le migrazioni e l’asilo, introducendo un’importante novità: la procedura accelerata, che riduce da sei a tre mesi il tempo necessario agli Stati membri per valutare le richieste d’asilo con poche probabilità di successo. Questo nuovo regolamento sarà valido a partire da un anno prima rispetto a quanto inizialmente previsto. I Paesi interessati includono sette Stati extra-UE (Kosovo, Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco e Tunisia) e tutti i Paesi candidati all’adesione, con l’eccezione dell’Ucraina per motivi ben comprensibili.

Oltre a ciò, la Commissione ha anticipato l’applicazione di un’altra regola chiave: la soglia del 20%. Gli Stati membri potranno adottare la procedura accelerata per i richiedenti asilo provenienti da Paesi in cui, mediamente, solo il 20% o meno delle richieste ottiene protezione internazionale. Questo metodo mira a rendere i processi di valutazione più efficienti e concentrati sui casi con maggiori probabilità di accoglimento.

La definizione di “Paesi sicuri” resta uno dei punti più complessi e discussi del Patto. La lista è stata stilata considerando una percentuale di accoglimento inferiore al 5% per le domande di asilo, il volume delle richieste e la presenza dei Paesi in liste nazionali già esistenti. Inoltre, la Commissione ha introdotto una maggiore flessibilità: un Paese può essere classificato come sicuro ma con eccezioni per regioni specifiche o gruppi vulnerabili, come donne o minoranze etniche.

La lista dei Paesi sicuri, una volta approvata dal Parlamento europeo e dal Consiglio, sarà vincolante per tutti gli Stati membri e aggiornata dinamicamente. La Commissione potrà sospendere o rimuovere Paesi dalla lista se le condizioni cambieranno. Tuttavia, gli Stati potranno mantenere liste nazionali, sempre soggette a verifica entro due anni.

Secondo le stime, le nuove norme potrebbero interessare circa 200 mila persone sulle 900 mila che ogni anno presentano richieste d’asilo in Europa. Questi cambiamenti segnano un passo verso una maggiore efficienza nei processi migratori, pur mantenendo un equilibrio tra sicurezza e protezione dei diritti umani.


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