Bruxelles – Il governo italiano ha modificato la destinazione d’uso dei centri per migranti in Albania, trasformandoli in strutture di permanenza per i rimpatri (Cpr). Questa decisione ha ricevuto un primo via libera da Bruxelles, segnando un punto a favore per la strategia del premier Giorgia Meloni sulla gestione delle politiche migratorie.
L’accordo iniziale tra Italia e Albania prevedeva che nei centri albanesi fossero esaminate le richieste di asilo dei migranti intercettati in mare. Tuttavia, dopo che diversi tribunali italiani hanno confermato la compatibilità del dispositivo con il diritto europeo, il governo ha deciso di modificarne l’utilizzo: le strutture diventeranno centri di permanenza per i rimpatri, dove verranno trasferiti i migranti con un ordine di espulsione in attesa del loro rientro nei Paesi d’origine.
L’obiettivo è rendere i centri immediatamente operativi, senza attendere la pronuncia della Corte di giustizia dell’UE sulla nozione di “Paese sicuro” per i richiedenti asilo. In questo modo, Roma punta a snellire le procedure di rimpatrio e ad accelerare il processo di espulsione dei migranti irregolari.
La Commissione Europea ha dato un primo riscontro positivo alla decisione dell’Italia. “Siamo in contatto con le autorità italiane e, secondo le nostre informazioni, nei centri gestiti dall’Italia in Albania continuerà ad applicarsi il diritto italiano. In linea di principio, ciò è conforme alla legislazione dell’UE”, ha dichiarato un portavoce dell’esecutivo europeo.
Questa posizione riflette anche un cambiamento nell’approccio dell’Unione alla gestione dell’immigrazione irregolare. L’11 marzo, la Commissione ha presentato una proposta di regolamento che prevede la creazione di return hub, ovvero centri per i rimpatri situati in Paesi terzi. Sebbene la legislazione europea attuale vieti pratiche di esternalizzazione dei rimpatri, il nuovo regolamento potrebbe aprire la strada a soluzioni simili a quella italiana.
La premier Giorgia Meloni ha accolto con soddisfazione il riconoscimento di Bruxelles, sottolineando come il modello italo-albanese, inizialmente criticato, stia guadagnando consensi. “Il nostro patto con l’Albania è stato all’inizio oggetto di critiche, ma ora viene preso come esempio. Tanto che oggi l’Unione Europea propone di creare hub di rimpatrio in Paesi terzi. Questo significa che avevamo ragione e che il coraggio di fare da apripista è stato premiato”, ha dichiarato in un videomessaggio al Border Security Summit, evento organizzato dal governo britannico di Keir Starmer.
Sebbene il commissario agli Interni Magnus Brunner avesse inizialmente affermato che il piano UE fosse “completamente differente” dal modello italo-albanese, la modifica operata dal governo Meloni ha avvicinato le due strategie. Il dibattito ora si sposta su scala europea: il piano dell’Italia potrebbe diventare un riferimento per la gestione della migrazione nell’UE?
Con l’apertura di Bruxelles, il governo italiano segna un punto a favore nella sua politica migratoria, ma restano da affrontare questioni pratiche e giuridiche. La Corte di giustizia dell’UE dovrà ancora esprimersi sulla piena conformità del modello, mentre resta aperta la discussione sulla sostenibilità e l’efficacia di un sistema basato sui centri di rimpatrio fuori dai confini europei.
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