Il centro di prima accoglienza allestito a Shengjin, in Albania (ANSA/Armand Mero)

ROMA – La questione sollevata nei giorni scorsi dal Tribunale di Roma, che ha imposto l’invio in Italia dei primi migranti portati nel centro di Shengjin in Albania, non ha lasciato indifferente la Commissione Ue.

Oggi, durante il briefing con la stampa, la portavoce per le migrazioni della Commissione Anitta Hipper, ha ricordato la posizione della Commissaria alle Migrazioni Ylva Johansson, affermando che “il protocollo Italia-Albania applica la legge nazionale, ma naturalmente questa prevede standard delineati dal diritto Ue. Abbiamo anche detto che le misure che le autorità italiane stanno prendendo devono essere nel pieno rispetto del diritto e dei trattati Ue e non devono in alcun modo minarne l’applicazione”. Ha aggiunto, inoltre, che esiste la possibilità di stilare una lista comune a livello Ue di Paesi terzi considerati sicuri. “A livello Ue” spiega Hipper “non abbiamo una lista comune, ma è una cosa prevista anche nel patto per le migrazioni e l’asilo”. “Tuttavia”, ha aggiunto il portavoce capo Eric Mamer, “prima dobbiamo avere un collegio dei commissari in carica. È un processo in corso, quindi è un po’ presto per iniziare a pensare alla tempistica”.

In realtà, l’idea nasce nella consueta lettera in materia di migrazione che precede il Consiglio Europeo, in cui la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen aveva già avuto moto di annunciare l’impegno dell’Esecutivo europeo relativamente all’individuazione di un elenco, comune e condiviso, dei Paesi terzi sicuri destinatari di eventuali rimpatri. Entro il prossimo anno, infatti, dovrebbe essere rivisto “il concetto di Paesi terzi sicuri designati. L’Unhcr e l’Oim sono pronti a collaborare con l’Ue su un approccio globale, aiutando i richiedenti asilo senza dover intraprendere pericolosi viaggi attraverso il Mediterraneo”.


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