Scontro istituzionale senza precedenti tra Commissione Europea e Parlamento sul piano ReArm Europe: Von der Leyen ignora il parere giuridico dell’Eurocamera e procede senza votazione. Ecco cosa sta succedendo e quali rischi corre ora l’Unione Europea.

Bruxelles (eu24news)– In una settimana già tesa, la Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen ha scelto di procedere sul piano di riarmo europeo ReArm Europe e sul fondo SAFE da 150 miliardi di euro, ignorando il voto contrario dell’Ufficio Giuridico del Parlamento Europeo e della Commissione JURI. Una decisione che ha aperto uno scontro senza precedenti tra Commissione e Parlamento, sollevando interrogativi sulla tenuta democratica dell’Unione Europea.

La polemica nasce dall’utilizzo da parte della Commissione dell’articolo 122 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), una norma pensata per gestire crisi straordinarie, come calamità naturali o emergenze energetiche. Secondo la Commissione, la minaccia alla sicurezza europea giustifica l’intervento straordinario senza passare dall’approvazione formale dell’Europarlamento. Tuttavia, la Commissione JURI ha votato all’unanimità contro questa interpretazione, affermando che le condizioni previste dall’articolo 122 non sussistono, trattandosi di un progetto di difesa a lungo termine piuttosto che di un’urgenza immediata.

Nonostante il parere contrario e i numerosi appelli alla cautela, Ursula von der Leyen ha deciso di procedere comunque. Il portavoce della Commissione, Thomas Regnier, ha dichiarato che «in casi di gravi difficoltà si può intervenire senza passare dal Parlamento», formalizzando di fatto uno strappo istituzionale. Il fondo SAFE sarà quindi presentato direttamente al Consiglio Europeo, dove i leader dei singoli Stati membri dovranno trovare un accordo, escludendo l’Eurocamera da ogni controllo futuro.

Le reazioni politiche non si sono fatte attendere: Lega e Movimento 5 Stelle parlano apertamente di atto «illegittimo e antidemocratico», mentre Forza Italia si schiera con il Partito Popolare Europeo a sostegno della Commissione. Fratelli d’Italia, pur riconoscendo la gravità del superamento procedurale, preferisce attendere l’evoluzione del dibattito parlamentare prima di pronunciarsi definitivamente.

Il Parlamento, sotto la guida della Presidente Roberta Metsola, potrebbe intraprendere due strade: un ricorso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea oppure un voto in plenaria per contestare la decisione della Commissione. Entrambe le opzioni potrebbero aprire una crisi istituzionale profonda tra le massime istituzioni europee, proprio mentre l’UE è impegnata in delicate negoziazioni con la NATO e gli Stati Uniti sul futuro della difesa europea.

Questo episodio si inserisce in un contesto più ampio di crescente sfiducia verso la Commissione von der Leyen, già criticata per la gestione poco trasparente di dossier sensibili come gli accordi con Pfizer, Qatar, Huawei e alcune ONG ambientaliste. In molti ricordano anche i precedenti scandali risalenti a quando Von der Leyen era Ministro della Difesa in Germania, tra il 2013 e il 2019.

Il piano ReArm Europe prevede uno stanziamento complessivo di oltre 800 miliardi di euro per rilanciare l’industria della difesa europea, attraverso fondi pubblici, l’intervento della Banca Europea per gli Investimenti e l’attrazione di capitali privati. Di questi, 150 miliardi sarebbero coperti dal fondo SAFE, oggetto dello scontro attuale.

Mai come ora l’Europa si trova a un bivio: garantire sicurezza senza rinunciare ai principi democratici che ne sono il fondamento. L’esito dello scontro tra Parlamento e Commissione sarà decisivo per definire non solo il futuro del piano di riarmo europeo, ma anche la credibilità stessa delle istituzioni comunitarie.

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