Strasburgo (eu24news.eu) – Il Parlamento europeo respinge la mozione di sfiducia, ma il futuro politico della presidente resta appeso alla credibilità e alla coerenza con i valori fondanti dell’Unione.

Ursula von der Leyen ha superato la mozione di sfiducia presentata da una frangia dell’estrema destra, ma il verdetto del Parlamento europeo ha certificato una realtà politica più fragile e meno compatta rispetto al recente passato. I numeri parlano chiaro: 360 voti contrari, 175 a favore, 18 astensioni, ma anche 167 eurodeputati assenti o non votanti, segno di una coalizione pro-Europa in fase di logoramento.

Il voto, scaturito dallo strascico del cosiddetto Pfizergate, ovvero i messaggi mai chiariti tra la presidente e il CEO di Pfizer durante le trattative sui vaccini, ha offerto alla politica europea molto più di un’occasione per regolare i conti. È diventato uno spartiacque tra chi difende l’impianto democratico e chi ne denuncia le ambiguità, tra chi chiede coerenza e chi teme derive opportunistiche.

La presidente denuncia: attacco da forze illiberali

Ursula von der Leyen ha reagito con fermezza, parlando di “un chiaro attacco orchestrato da forze illiberali che vogliono indebolire l’Europa dall’interno”. Non era in aula al momento del voto, ma su X ha ringraziato con un messaggio chiaro: “Grazie a chi crede nell’Europa. Avanti, con i nostri valori”. Dietro la compostezza istituzionale, però, si intravede la consapevolezza di una maggioranza meno compatta, più esigente, e per molti versi delusa.

Le reazioni dei gruppi europei: un equilibrio instabile

Il gruppo del PPE, di cui von der Leyen è espressione, ha difeso la presidente con forza. Ma ha dovuto incassare critiche trasversali per l’apertura a compromessi con le destre estreme, soprattutto sul fronte del Green Deal e delle politiche migratorie.

Il gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D) ha votato contro la sfiducia, ma con l’avvertimento che “non si tratta di un assegno in bianco”. Iratxe García Pérez è stata netta: “Non è il nostro governo. È la vostra Commissione. Ma non vogliamo fare un regalo all’estrema destra”. Stessa linea per Renew Europe e i Verdi, che pur respingendo la sfiducia hanno criticato l’eccessiva ambiguità politica e preteso discontinuità.

Italia: una maggioranza senza linea comune

Anche a casa nostra il voto ha mostrato una spaccatura nella maggioranza. Se Forza Italia, fedele al PPE, ha difeso la presidente, la Lega ha votato per la sfiducia e Fratelli d’Italia ha scelto l’astensione, probabilmente per non rompere con il gruppo ECR ma senza apparire troppo ostile in chiave futura.

Nel campo progressista, il Partito Democratico ha sostenuto von der Leyen con alcuni distinguo, mentre il Movimento 5 Stelle ha votato contro. L’impressione è che il fronte italiano sia specchio di un’Europa che fatica a mantenere la rotta comune.

Il prossimo passaggio: il discorso sullo Stato dell’Unione

Tutti gli occhi sono ora puntati su settembre, quando Ursula von der Leyen terrà il suo discorso sullo Stato dell’Unione. Sarà quella l’occasione per chiarire se la presidente intende rilanciare un’agenda chiara, fondata su trasparenza, difesa dello Stato di diritto e sostenibilità, oppure cercare ancora un compromesso tra posizioni sempre più distanti.

In gioco non c’è solo il destino politico della presidente, ma la credibilità stessa dell’Unione Europea in un momento in cui la fiducia nelle istituzioni è in calo e i cittadini chiedono risposte concrete.


Scopri di più da eu24news

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.