STRASBURGO – Il premier ungherese Viktor Orban è intervenuto in conferenza stampa per presentare il programma della presidenza ungherese, un piano snodato tra vari punti cardine attorno a cui disegnare la linea di condotta per affrontare “una situazione molto più grave di quella fronteggiata nel 2011 con la coda della crisi finanziare e le conseguenze di primavera araba e della catastrofe di Fukushima”.

Tra le grandi sfide, oltre i conflitti che si muovono ai confini e al di là dell’Europa, competitività globale e immigrazione. “Cosa propone l’ Ungheria? Secondo noi è possibile affrontare e risolvere i problemi soltanto se cambiamo. Con il nostro lavoro vogliamo essere catalizzatori di cambiamento ma la presidenza ungherese, visto le dimensione del Paese, può solo presentare un’analisi dei problemi dato che non abbiamo il peso tale per risolverli, possiamo fare proposte poi sarà compito delle istituzioni e Paesi prendere delle decisioni” afferma Orban. “Le priorità sono il miglioramento competitività europea e la crescita economica. Da due decenni siamo più lenti di USA e Cina, la nostra quota in economia è in diminuzione. Le nostre imprese spendono metà in materia di innovazione e poi ci sono sviluppi demografici negativi infatti so che ci sono governi che vogliono risolvere questo problema con la migrazione che però non è in grado di compensare il numero di bambini che non nascono” continua il premier.

Nella descrizione programmatica di questo semestre, Viktor Orban annuncia un appuntamento fondamentale per discutere, in sede di consiglio informale con i leader europei, un nuovo patto di competitività in cui tutti potrebbero impegnarsi per una politica a lungo termine su questo tema. “Proponiamo che si realizzi il mercato dell’unione dei capitali perché attualmente i risparmi finiscono agli USA e il mercato non è in grado di tenere soldi in Europa. Anche la connettività fa parte della proposta di patto. Basta pensare alle decisioni assurde rispetto alle macchina elettriche cinese su cui sono stati imposti dazi che avranno tutt’altra funzione rispetto all’intenzione protettiva”

In attesa del fatidico 8 novembre a Budapest, la presidenza si dichiara “favorevole a proteggere le frontiere esterne, un modo per proteggere tutta l’UE. Dobbiamo riconoscere il loro lavoro e fornire aiuti per la protezione. Dal 2015 possiamo provare con qualsiasi pacchetto, o patto sulla migrazione, che può essere controllata e fermata in un solo modo: la parola chiave è un hotspot eterno. Chi vuole entrare in Ue deve fermarsi al confine, deve presentare una domanda di ingresso e finché non si ha approvazione non si può entrare, questa è l’unica possibilità per fermare la migrazione illegale. Dal momento in cui non abbiamo una politica comune e gli Stati membri cercano di proteggersi da soli, i vari tentativi distruggeranno il sistema di Schengen. Bisogna avere una politica comune e la proposta ungherese, su esempio dell’euro summit, è quella di avere un sistema di vertici Schengen: così come ci sono Paesi che appartengono all’eurozona, qui sarebbero i paesi dello Schengen che si unirebbero per gestire i confini”.

Poi ancora politiche di difesa e di allargamento basata sull’integrazione dei Balcani occidentali, in cui viene riconosciuto un ruolo fondamentale alla Serbia. “Se riusciamo a realizzare tutto questo concretizziamo il nostro slogan: make Europe great again. Come leader europei non possiamo sprecare tempo, dobbiamo ragionare strategicamente ed agire il prima possibile. Sarà opportuno l’ incontro a Budapest e se le cose vanno come speriamo sarà un giorno fantastico per l’Ungheria.”. 

A margine della conferenza stampa, una serie di domande hanno incalzato il premier che si è espresso su temi di strettissima attualità consegnando dichiarazioni che non lasciano spazio ad interpretazioni. “Se il candidato repubblicano Donald Trump vincerà le elezioni presidenziali, stapperemo diverse bottiglie di champagne”, o ancora “Abbiamo lanciato il programma umanitario più grande mai esistito a sostegno all’Ucraina, milioni hanno attraversato frontiere e ottenuto tutto ciò di cui avevano bisogno. Rispetto alla maggioranza, abbiamo pareri divergenti. Le nostre intenzioni sono concentrate sul cessate il fuoco. Siamo convinti che non si possa vincere questa guerra sul campo di battaglia dunque bisogna comunicare, negoziare, cessare il fuoco il prima possibile”.


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