(AGENPARL) – Perugia, 03 ott – Continua il contrasto alla microcriminalità diffusa da parte degli uomini della Compagnia Carabinieri di Perugia, intensificatosi in questi giorni grazie ad una potenziata presenza di autovetture dislocate sul territorio, al fine di rispondere, nella maniera più adeguata, alla richiesta di sicurezza avanzata dai cittadini perugini. Nella serata di ieri infatti i militari dell’Aliquota Operativa, impegnati in un servizio finalizzato al contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti, nel corso di un’attività di polizia, insospettiti dall’atteggiamento di due soggetti stranieri, di etnia albanese, che si aggiravano a bordo di un’ autovettura in una zona isolata della città, fermavano l’auto e procedevano al controllo e alla perquisizione degli occupanti. Durante tali operazioni, i militari rinvenivano nella disponibilità dei due soggetti albanesi un mazzo di chiavi che, da accertamenti esperiti immediatamente sul posto, risultavano essere le chiavi di una loro abitazione sita nei pressi. La perquisizione, dunque, estesa anche all’appartamento in uso ai due, permetteva di sorprendervi all’interno un loro connazionale, che veniva subito sottoposto a controllo per l’accertamento dell’identità. L’uomo, un disoccupato 37enne di origine albanese, già gravato da numerosi e gravi precedenti penali in ordine ai reati di sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù, ricettazione e spaccio, veniva accompagnato dai militari negli uffici della Compagnia di Perugia, dove, a seguito di più approfondite verifiche, è emerso che era stato colpito nel 2013 da un provvedimento di espulsione, eseguito dagli agenti della Questura di Terni che lo avevano accompagnato alla frontiera nell’Agosto 2013. Pertanto in conseguenza della circostanza che lo straniero era rientrato illegalmente sul territorio dello stato italiano, prima che fossero trascorsi cinque anni dal momento dell’espulsione, così come gli era stato prescritto, sul relativo provvedimento, gli operanti lo hanno tratto in arresto per violazione della legge che regola l’immigrazione. L’arrestato, al termine delle formalità di rito, veniva dunque trattenuto presso le camere di sicurezza di questo comando in attesa della direttissima disposta dalla magistratura.
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