BRUXELLES – Secondo i dati Eurostat diffusi questa mattina, solo fra aprile e giugno di quest’anno, a circa 96 mila cittadini non appartenenti all’Unione europea è stato intimato di lasciare uno Stato membro e più di 25 mila persone sono state rimpatriate in paesi terzi dopo un ordine di espulsione. Dato leggermente in calo rispetto al primo semestre del 2024, in cui gli ordini di espulsione erano maggiori del 7%, e quelli di rimpatrio del 3,9%.
Ciò che emerge dalle informazioni pubblicate dall’Istituto di statistica europeo, dunque, è che 3 immigrati su 4 restano all’interno dell’UE, chiaro segnale di un sistema comunitario – quello dei rimpatri – ancora mal funzionante. E il problema coinvolge in prima linea anche l’Italia: nonostante le dure politiche del governo Meloni in materia di rimpatri, nella prima metà 2024, solo 2.035 cittadini extracomunitari sono stati effettivamente espulsi a fronte di 13.330 ordini di rimpatrio.
Tra i cittadini non UE espulsi in questo stesso periodo, algerini e marocchini hanno rappresentato la quota maggiore (14%), seguiti da turchi e siriani (12%). Per quanto concerne i rimpatri, la maggioranza era costituita da cittadini georgiani (10%), albanesi (8%) e turchi (7%).
Anche quest’anno, la Francia si conferma il Paese UE con il maggior numero di espulsioni (31.195) e rimpatri (3.555), seguita dalla Germania, con 12.885 espulsioni e 2.830 rimpatri.
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