Con 419 voti a favore, 204 contrari e 46 astensioni, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione a sostegno del piano ReArm Europe, promosso dalla Commissione europea per incrementare le spese militari dei 27 Stati membri dell’Unione.

Sebbene non vincolante, la risoluzione ufficializza la posizione dell’Eurocamera, raccomandando provvedimenti in tema di difesa. Tuttavia, il voto ha evidenziato profonde spaccature tra i partiti politici europei e italiani.

I gruppi di maggioranza hanno sostenuto la risoluzione. Fratelli d’Italia, appartenente ai Conservatori e Riformisti Europei (ECR), e Forza Italia, del Partito Popolare Europeo (PPE), hanno votato a favore, allineandosi con la Commissione von der Leyen. Diversamente, la Lega, che fa parte del gruppo euroscettico Patrioti per l’Europa (PfE), si è opposta. Anche il Movimento 5 Stelle, Sinistra Italiana e Europa Verde hanno votato contro, aderendo alla linea pacifista del gruppo della Sinistra e dei Verdi.

Il Partito Democratico si è spaccato: 10 europarlamentari, tra cui Stefano Bonaccini, Antonio Decaro e Irene Tinagli, hanno votato a favore, mentre 11, tra cui Nicola Zingaretti, Annalisa Corrado e Cecilia Strada, si sono astenuti. Quest’ultima inizialmente aveva votato per errore a favore, correggendosi successivamente con un’astensione.

Il piano della Commissione ha sollevato polemiche per il ricorso all’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’Ue, che esclude il voto parlamentare, demandando la decisione finale al Consiglio dell’Ue.

Nel testo della risoluzione, l’Unione Europea afferma di trovarsi di fronte alla più grave minaccia militare dalla fine della Guerra Fredda. Si chiede inoltre di rimuovere le restrizioni sull’uso dei sistemi d’arma occidentali forniti all’Ucraina, permettendone l’impiego contro obiettivi militari in territorio russo.

Le divisioni tra i partiti italiani ed europei mostrano le diverse visioni sulla strategia di difesa comunitaria, tra chi sostiene un rafforzamento militare e chi invoca soluzioni diplomatiche.
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