BRUXELLES – Nel 2003, a Stoccolma, venne lanciata la prima giornata mondiale per la prevenzione del suicidio dall’Associazione Internazionale per la Prevenzione del Suicidio (AISP), poi riconosciuta anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). AISP e OMS sono da sempre tra i principali promotori di questa giornata e di campagne di sensibilizzazione sul tema, tristemente sempre attuale, tant’è che, ancora oggi, ogni anno perdono la vita a causa del suicidio più di 700.000 persone.
L’APPROCCIO OMS: LIVE LIFE
Fra gli strumenti forniti ai paesi dall’OMS per combattere questa tendenza, vi è il programma Live Life, che si prefigge l’obiettivo di porsi come guida alla prevenzione, ma facendo affidamento anche sui programmi di rinforzo nazionali relativi alla salute mentale e al contrasto agli abusi.
L’approccio Live Life raccomanda “quattro interventi chiave, efficaci e basati su evidenze”, che dovrebbero essere inclusi in ogni risposta nazionale al suicidio, ossia: “limitare l’accesso ai mezzi di suicidio, collaborare con i media per una comunicazione responsabile del suicidio, promuovere le competenze socio-emotive negli adolescenti e identificare precocemente, valutare, gestire e seguire chiunque sia colpito da comportamenti suicidari”.
L’OMS chiarisce che, comunque, gli sforzi per la prevenzione del suicidio “richiedono coordinamento e collaborazione tra più settori, inclusi sanità, istruzione, lavoro, agricoltura, imprese, giustizia, diritto, difesa, politica e media”. È quindi fondamentale una collaborazione tanto a livello locale quanto a livello comunitario. Un altro elemento importante emerso dagli studi è che spesso la prevenzione non venga affrontata adeguatamente a causa dello stigma e “della mancanza di consapevolezza sul fatto che il suicidio sia un grave problema di salute pubblica”.
MENO 13% DI SUICIDI NELL’UE (2011-2021)
Secondo i più recenti dati Eurostat, pubblicati proprio in occasione della giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, nel 2021, nell’UE ci sono stati 47.346 decessi per suicidio, corrispondenti allo 0,9% di tutti i decessi registrati in quello stesso anno. Questo dato equivale a una media di 10,2 morti ogni 100.000 persone che, rispetto al 2011, rappresenta una decrescita del 13,3% della tendenza. Infatti, nel 2011 – primo anno per cui sono disponibili i dati Eurostat – il numero di suicidi nell’UE era di 12,4 morti per 100.000 persone; sono quindi stati registrate 7.277 morti per suicidio in meno.
Nonostante il miglioramento, il problema rimane forte in molti paesi europei, come in Slovenia, in cui è stato registrato il tasso più alto di suicidi nel 2021, con 19,8 morti per 100.000 abitanti, seguita da Lituania (19,5) e Ungheria (15,7). L’Italia registra un dato di 5,9 morti per 100.000 abitanti, occupando quindi gli ultimi posti insieme a Grecia (4,2) e Cipro (2,7).
UNA TENDENZA MASCHILE
Come negli anni precedenti, il tasso di suicidi è stato più alto tra gli uomini rispetto alle donne, con gli uomini che rappresentano il 76,7% di tutti i decessi per suicidio. Il maggior numero di decessi per suicidio nell’UE è stato registrato nella fascia di età tra i 45 e i 64 anni, con 17.441 decessi, che rappresentano il 37%. Segue il gruppo di età dai 65 anni in su, con 15.998 decessi, che rappresentano il 34% del totale.
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