Verona (eu24news) – I Finanzieri del Comando Provinciale di Verona, nell’ambito di una complessa attività di polizia economico-finanziaria denominata “Foresta Rossa”, hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro emesso dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Verona nei confronti di due cittadini cinesi, ritenuti responsabili a vario titolo di esercizio abusivo dell’attività finanziaria e bancaria, aggravato dalla transnazionalità del reato.
Il provvedimento ha disposto il sequestro preventivo di denaro per un ammontare complessivo di circa 250.000 euro, quale prezzo del reato.
Le indagini, condotte dai militari dalla Compagnia di Soave mediante pedinamenti, intercettazioni telematiche e ambientali, nonché approfondite verifiche bancarie, hanno consentito di ricostruire l’operatività di un sistema di raccolta abusiva del risparmio, riconducibile a un cittadino cinese soprannominato “Il Capo”.
In particolare, attraverso la raccolta di contanti ovvero mediante bonifici bancari, venivano acquisiti risparmi di connazionali poi trasferiti in madrepatria tramite il meccanismo clandestino noto come “Fei Chen”, un sistema fiduciario di bonifici anonimi non tracciabili privo delle necessarie autorizzazioni. Per la raccolta era impiegato anche un adolescente, al quale veniva affidato uno zainetto pieno di banconote da trasportare tra i vari soggetti coinvolti nel disegno criminoso, al fine di non destare l’attenzione delle forze di polizia.
Secondo l’ipotesi accusatoria formulata dalla Procura della Repubblica di Verona e accolta dal Giudice per le indagini preliminari, le condotte illecite facevano parte di un sistema organizzato e stabile, configurabile come una vera e propria “banca clandestina” al servizio della comunità cinese, che offriva trasferimenti occulti di denaro verso la Cina dietro pagamento di una commissione pari all’1,5% delle somme movimentate.
L’ammontare complessivo delle illecite transazioni è stato stimato in quasi 16,5 milioni di euro, in un arco temporale di circa due anni e mezzo.
Le indagini hanno evidenziato anche il ricorso alle false fatturazioni, necessarie per conferire una veste di
legalità ai movimenti di denaro illeciti gestiti dai soggetti responsabili, con la finalità di eludere la normativa antiriciclaggio. La responsabilità degli indagati sarà definitivamente accertata solo all’esito del giudizio con sentenza penale irrevocabile, vigendo la presunzione di non colpevolezza prevista dall’art. 27 della Costituzione.
L’operazione di servizio testimonia ancora una volta l’impegno della Guardia di finanza di Verona a tutela della legalità economico-finanziaria grazie anche al monitoraggio costante dei flussi illeciti.
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