Roma (eu24news.eu) – La Global Sumud Flotilla, con le sue 45 imbarcazioni cariche di aiuti, ha varcato, questa mattina, la soglia delle 150 miglia nautiche da Gaza, entrando nella cosiddetta “zona rossa”. Da quel momento la missione si muove sul filo di un confronto diretto con la Marina israeliana, che considera quell’area di mare sotto stretto controllo militare.
Gli attivisti denunciano da giorni interferenze elettroniche, avvicinamenti notturni di imbarcazioni non identificate e persino attacchi di droni già nel tratto al largo di Creta, con esplosioni sonore e danni alle vele. La navigazione, lenta – circa 5 miglia orarie – è proseguita anche dopo gli episodi, con l’equipaggio in allerta permanente per il rischio di abbordaggio.
La posizione della Flotilla è dunque sempre più vicina al blocco imposto da Israele. Non c’è stato finora alcun ordine ufficiale di “alt”, ma secondo i media israeliani le forze speciali dello Shayetet 13 e 500 agenti di polizia sarebbero già stati mobilitati nel porto di Ashdod.
L’Italia, che aveva dispiegato la fregata Alpino, ha scelto di non oltrepassare il limite delle 150 miglia, invitando gli attivisti a sbarcare. Una decisione criticata da chi ritiene che Roma abbia così rinunciato a garantire protezione, mentre la premier Giorgia Meloni ha avvertito che l’iniziativa rischia di minare il fragile piano di pace proposto da Donald Trump.
La comunità internazionale appare divisa: la Spagna ha raccomandato di non oltrepassare la linea rossa, la Francia vede crescere la pressione di La France Insoumise, che chiede protezione per i 61 cittadini francesi a bordo, compresi sei deputati. Dall’Onu, la relatrice Francesca Albanese accusa i governi europei di non garantire tutela a chi rivendica il diritto di consegnare aiuti alla popolazione di Gaza.
Intanto emergono tensioni interne alla missione: secondo il Jerusalem Post, Greta Thunberg sarebbe stata rimossa dal ruolo di leadership della Flotilla per contrasti organizzativi. Un segnale della fragilità politica che accompagna questa impresa.Il destino della Flotilla si decide ora, nel tratto più delicato: tra diplomazia, pressioni militari e una guerra che continua a pesare sulla popolazione civile. Resta l’incognita se prevarrà la logica dello scontro o quella della mediazione politica.
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