Bruxelles (eu24news.eu) – C’è un numero che racconta meglio di mille analisi la fragilità energetica europea: 82 euro per megawattora, il prezzo medio dell’elettricità oggi nel continente. È molto meno dei 400 euro toccati nei mesi più bui della crisi, ma ancora troppo alto per famiglie e imprese.

Per questo la Task Force per l’Unione dell’Energia (EUTF) si è riunita ieri a Bruxelles con un obiettivo preciso: abbassare i prezzi e garantire stabilità energetica nel medio periodo. Il tavolo, voluto dalla Commissione, e composto da rappresentanti di tutti i Paesi membri, è il nuovo motore politico della Energy Union, l’architettura europea nata per rendere il sistema più integrato, competitivo e resiliente. Il Commissario all’Energia Dan Jorgensen ha presentato ai ministri nazionali una road map con sette azioni immediate: usare in modo più flessibile gli aiuti di Stato per sostenere le imprese energivore; impiegare fondi europei e BEI per reti e stoccaggi; accelerare i permessi per nuovi impianti; potenziare le interconnessioni elettriche; diversificare le forniture di gas; ridurre tasse e oneri in bolletta; rendere le reti più digitali e flessibili.

Dietro il linguaggio tecnico si nasconde una verità politica: l’Europa non può più permettersi di rincorrere le emergenze. Dopo lo shock dei prezzi, esploso con la guerra in Ucraina, la dipendenza dalle forniture esterne resta un tallone d’Achille. E la vera sfida è ora trasformare la sicurezza energetica in leva industriale, prima che lo facciano Stati Uniti e Asia. I numeri lo confermano: il gas europeo viaggia intorno ai 30-35 euro/MWh, contro i 150-300 del 2022, ma il vantaggio rischia di svanire senza un coordinamento tra Paesi. In molti Stati membri, oltre metà della bolletta è ancora gonfiata da tasse e oneri di rete che pesano sulla competitività delle imprese europee rispetto ai concorrenti extra-UE. Per questo Bruxelles spinge verso un’azione comune con una risposta europea e non 27 soluzioni nazionali. La Task Force continuerà a riunirsi con frequenza mensile, pronta a intervenire anche in formato regionale o bilaterale per affrontare squilibri specifici. In controluce, invece, ancora un’altra battaglia politica tra chi guida davvero la transizione cercando di imporre ritmi rapidi sulle rinnovabili e alcuni Stati che, invece, frenano per tutelare l’industria pesante e il consenso interno.

Il nodo è tutto qui: abbassare i prezzi senza rallentare la decarbonizzazione e costruire un modello europeo che non dipenda più dalle crisi esterne, ma dalla capacità di innovare, investire e cooperare. L’Unione energetica non è solo un progetto tecnico, è una prova di maturità politica. Se riuscirà, segnerà la fine di un’epoca: quella in cui l’energia era un rischio. Da qui in avanti dovrà diventare una risorsa strategica europea.


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