L’Aia (eu24news) – Il vertice NATO si è riaperto sotto i riflettori, con un punto all’ordine del giorno destinato a scuotere gli equilibri interni: l’ipotesi di elevare al 5% del PIL la quota minima di spesa per la difesa. Un obiettivo ambizioso che sta alimentando tensioni tra i Paesi membri.
Mentre il premier spagnolo ha dato segnale di disponibilità, dichiarando il sostegno al rafforzamento dell’impegno atlantico, non tutti sembrano intenzionati a seguire la stessa linea. Il fronte opposto è capeggiato da figure di spicco del panorama politico internazionale che contestano apertamente la proposta, ritenendola sproporzionata e fuori contesto in un’economia globale ancora fragile.
Le dichiarazioni di alcuni leader evocano scenari di scontro ideologico. C’è chi accusa l’Alleanza di voler trasformare l’Europa in una fortezza armata, e chi, al contrario, denuncia il rischio di indebolimento se non si risponde con fermezza all’instabilità globale.
Il dibattito va oltre le cifre: riflette una visione del futuro strategico del continente. Rafforzare la sicurezza collettiva è un imperativo condiviso, ma resta aperto il nodo su come farlo senza compromettere la coesione politica ed economica dell’Unione.
Intanto, da oltreoceano arrivano moniti severi e ultimatum dai toni accesi. Alcuni ex leader statunitensi sollevano la questione dei contributi sproporzionati e lanciano messaggi che rischiano di complicare ulteriormente la diplomazia alleata.
Il confronto è destinato a proseguire nei prossimi mesi. Sullo sfondo, una domanda fondamentale: l’Europa può davvero permettersi di trasformarsi in un attore militare autonomo senza sacrificare la propria identità?
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